10 registi che hanno usato lo stesso identico finale in due film diversi
10 registi che hanno usato lo stesso identico finale in due film diversi
Davide Stanzione
Foto David Fincher, Quentin Tarantino, David Lynch: Getty (Frazer Harrison; Emma McIntyre; Michael Kovac/FilmMagic for AFI)
Darren Aronofsky in The Wrestler (2008) e Il cigno nero (2010). Il film che regalò a Mickey Rourke una seconda giovinezza artistica si conclude con Randy "The Ram" Robinson, da lui stesso interpretato, che ignora i consigli di medici e persone care tornando, irriducibile, sul ring. Durante il match, a un certo punto è chiaro che i suoi problemi cardiaci stiano per esplodere ancora una volta, e nonostante i tentativi del suo avversario di terminare l'incontro in anticipo, Randy si arrampica sulla corda più alta per eseguire la sua mossa finale, il Ram Jam. Mentre salta giù, con le lacrime agli occhi, il film finisce, e il risultato sortito dalla mossa rimane sconosciuto. La medesima ambiguità circonda anche la ballerina Nina Sayers (Natalie Portman) nel finale del successivo di Aronofsky, al termine di un'esibizione durante la quale la performer scopre di essersi pugnalata in un vortice ossessivo stordente. (Foto: Fox Searchlight)
Ari Aster in Hereditary - Le radici del male (2018) e Midsommar - Il villaggio dei dannati (2019). Il debutto del regista americano termina con l'unico sopravvissuto Peter (Alex Wolff) che, indebolito, si espone al demone Paimon con un'espressione del viso assai ambigua. Nell'epilogo del successivo Midsommar viene rivelato che la protagonista Dani (Florence Pugh) è stata effettivamente manipolata dal culto neopagano nel corso del film e, nella scena finale, mentre Dani guarda il suo fidanzato Christian (Jack Reynor) bruciare a morte in un sacrificio rituale, Aster si aggrappa alle imperscrutabili espressioni facciali di Dani, che passano repentinamente dall'orrore alla felicità senza alcuna reale spiegazione. Due finali molto simili, specie nel mood e nel lavoro sul perturbante. (Foto: A24)
David Fincher in Se7en (1995) e Gone Girl - L'amore bugiardo (2014). Se7en, thriller chiave di metà anni '90, si conclude con un finale a dir poco deprimente, quando il detective Mills (Brad Pitt) riceve un regalo a dir poco macabro dall'assassino John Doe (Kevin Spacey): la testa decapitata di sua moglie (Gwyneth Paltrow) in una scatola. Gone Girl si conclude con il presunto assassino Nick Dunne (Ben Affleck) scagionato dopo che sua moglie Amy (Rosamund Pike) si rivela essere ancora viva, dopo aver inscenato la propria scomparsa come vendetta per i misfatti e i tradimenti coniugali di Nick. L'ultima inquadratura del film riguarda proprio la testa di Amy, e la suggestione è fortissima. (Foto: New Line; Fox)
David Fincher in Zodiac (2007) e Millennium - Uomini che odiano le donne (2011). Ancora Fincher (doppia presenza per lui in questa classifica)! Alla fine di Zodiac il protagonista Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) indaga su un individuo di nome Bob Vaughn (Charles Fleischer) che potrebbe essere un socio del killer dello Zodiaco se non l'assassino in persona. Graysmith accetta goffamente un invito a parlare con Vaughn a casa sua, dove l'atmosfera diventa sempre più minacciosa, specialmente quando Vaughn conduce Graysmith nel suo squallido seminterrato per esaminare possibili prove. Graysmith si convince rapidamente che qualcun altro è laggiù e scappa, ma ovviamente deve aspettare che Vaughn torni di sopra e gli apra la porta. Accade qualcosa di analogo anche quando Michael Nyqvist (Daniel Craig) viene sorpreso a sgattaiolare intorno alla casa del sospettato di omicidio Martin Vanger (Stellan Skarsgård), ed è incapace di rifiutare l'invito di Vanger a entrare per un drink. A differenza di Zodiac, tuttavia, il risultato è molto più pericoloso per Nyqvist, dato che i suoi sospetti sono corretti. Finisce per essere condotto nel seminterrato di Vanger, fatto svanire e quasi ucciso, salvato solo da Lisbeth (Rooney Mara). In entrambi i casi l'ossessività del protagonista ha portato a una situazione complicata in cui è coinvolto un seminterrato, con l'unica grande differenza che un sospettato era innocente mentre l'altro era colpevole. (foto: Warner Bros.; Sony Pictures Releasing)
Alfred Hitchcock ne La finestra sul cortile (1954) e Intrigo internazionale (1959). Il finale del primo film vede il protagonista L. B. "Jeff" Jefferies (Jimmy Stewart) gettato fuori dalla finestra del suo appartamento dall'assassino Lars Thorwald (Raymond Burr), lasciandolo aggrappato per la vita. Sebbene in questo caso Jeff cada, per fortuna viene catturato da un agente di polizia sotto di lui, e Thorwald viene rapidamente catturato. Nel thriller Intrigo internazionale, uscito un anno prima de La donna che visse due volte, il finale letterale del cliffhanger è stato riciclato per il protagonista Roger Thornhill (Cary Grant), che affronta Phillip Vandamm (James Mason) e i suoi scagnozzi sul Monte Rushmore. Thornhill ed Eve (Eva Marie Saint) finiscono per essere assaliti dallo scagnozzo di Vandamm, Leonard (Martin Landau) mentre scendono dalla montagna. Leonard calpesta persino la mano di Thornhill mentre si aggrappa al bordo della scogliera ma, proprio quando sembra che sia finita per la coppia, Leonard viene colpito e ucciso da un ranger del parco, permettendo loro di arrampicarsi in sicurezza. (foto: Paramount; MGM)
David Lynch in Strade perdute (1997) e Mulholland Drive (2001). Strade perduta si occupa principalmente della nozione di identità, poiché il musicista Fred Madison (Bill Pullman) viene imprigionato per omicidio e si trasforma inspiegabilmente in un meccanico chiamato Pete Dayton (Balthazar Getty) a metà del film. Alla fine, tuttavia, Pete si trasforma di nuovo in Fred, lascia a se stesso il messaggio "Dick Laurent è morto" sentito all'inizio del film e infine conduce la polizia in un inseguimento in autostrada. Sebbene Lynch non abbia mai confermato il significato esplicito del finale, una delle letture più popolari suggerisce che la seconda metà del film coincida la fantasia di Fred mentre siede nel braccio della morte, e che le immagini finali, lucenti, bianche e febbrili, rimandino a Fred giustiziato per in carcere. Allo stesso modo, il capolavoro di Lynch Mulholland Drive vede il film cambiare radicalmente a metà e terminare in modo analogo al film di quattro anni prima. Si suppone infatti, stando alle teorie più accreditate, che la prima parte del film incentrata su Betty (Naomi Watts) e Rita (Laura Elena Harring) sia il sogno dell'attrice fallita Diane Selwyn (anche lei interpretata dalla Watts), che è la vera protagonista di Mulholland Drive. Nella sequenza finale del film, si trova di fronte alla nuda e dolorosa realtà: ha fatto uccidere l'attrice Camilla Rhodes (Harring), e si uccide sparandosi. In entrambi i finali assistiamo a una deformazione terrificante dei volti dei protagonisti, al culmine oltretutto di parabole analoghe. (foto: Universal; October Films)
Jordan Peele in Scappa - Get Out (2017) e Noi (2019). Il primo dei due film di Peele, nuovo talento e astro ormai affermato dell'horror USA, si conclude con Chris (Daniel Kaluuya) che viene salvato dalle grinfie della famiglia Armitage, che ha rapito tantissimi uomini di colore, e si allontana con l'amico Rod verso un futuro incerto. Noi, invece, termina con la rivelazione che la protagonista Adelaide (Lupita Nyong'o) non è affatto Adelaide, ma in realtà la sua sosia, Red, che si è scambiata con la vera Adelaide quando erano bambine. Se ne accorge anche il figlio Jason (Evan Alex), che guarda a disagio sua madre che è alla guida, e la loro destinazione, proprio come il film precedente di Peele, pare altrettanto sconosciuta pochi istanti prima che i titoli di coda scorrano. (foto: Universal)
Roman Polanski in Rosemary's Baby (1968) e Chinatown (1974). Il capolavoro di Polanski del 1968 si conclude con Rosemary (Mia Farrow) che scopre che il suo bambino non è nato morto come credeva, ma è stato curato da una congrega satanica che ha organizzato la violenza ai suoi danni da parte di Satana stesso. Chinatown termina allo stesso modo con l'eroe che assiste a una serie di incidenti orribili e ammette di essere impotente e impossibilitato a fare qualsiasi cosa per cambiare la situazione. Evelyn Mulwray (Faye Dunaway) viene uccisa dalla polizia mentre tenta di fuggire dal padre stupratore Noah Cross (John Huston), con la conseguenza che la figlia/sorella di Evelyn Katherine (Belinda Palmer), nata da tale stupro, viene consegnata alla custodia di Cross, presumibilmente per ulteriori abusi. Il personaggio di Jake Nicholson guarda impietrito con orrore tutto ciò e qualcuno gli rivolge una frase divenuta una delle battute più celebri della storia del cinema: "Lascia perdere, Jake. È Chinatown". (foto: Paramount)
Martin Scorsese in Quei bravi ragazzi (1990) e The Irishman (2019). Alla fine di Goodfellas assistiamo alla caduta del mafioso Henry (Ray Liotta), che alla fine diventa un informatore di stato per salvare se stesso e la sua famiglia. Non è l'unico film di Scorsese, però, a mostrarci il mutamento professionale di un killer della mafia fino a inoltrarsi nel lento, inesorabile scolorirsi della sua esistenza: succedeva anche con Frank Sheeran (De Niro), trasformatosi in camionista, nell'ultimo film di Scorsese uscito su Netflix, The Irishman. Alla fine del film Sheeran ha trascorso un periodo in prigione ed è stato scaricato in una casa di cura, dove vive i suoi ultimi giorni in solitudine mentre è ancora braccato dall'FBI per informazioni, e il finale è una sorta di messa da requiem non solo del personaggio ma del gangster movie scorsesiano tout court. (foto Warner Bros; Netflix)
Quentin Tarantino in Bastardi senza gloria (2009) e C'era una volta a... Hollywood (2019). L'epopea sulla Seconda guerra mondiale di Tarantino si conclude con Hitler e Goebbels crivellati di colpi in un cinema dato alla fiamme dalla proiezionista ebrea Shoshanna (Mélanie Laurent) e dal suo fidanzato nero. Incendiario è anche il finale del film con Brad Pitt e Leonardo DiCaprio, dove il personaggio di quest'ultimo, l'attore Rick Dalton, rispolvera il lanciafiamme che usava in suo vecchio film per trucidare centinaia di nazisti per far fuori gli hippie che sarebbero andati ad uccidere, nell'ambito delle azioni criminali della setta di Charles Manson, Sharon Tate, interpretata nel film da Margot Robbie. In entrambi i casi, è il cinema a rifondare la Storia, a infiammarne la (ri)scrittura e a fornirle nuove coordinate grazie al potere assoluto, palingenetico e totalizzante del cinema. (foto: Universal; Sony)
I grandi registi e molti celebrati autori, com’è noto, spesso nella loro filmografia coltivano ossessioni ricorrenti, ritornando spesso su medesimi luoghi, temi e atmosfere o facendo addirittura, come si suol dire in questi casi, “sempre lo stesso film”.
Esistono tuttavia dei casi di cineasti che hanno replicato, in due film diversi, lo stesso identico finale, cambiando chiaramente gli elementi in campo a seconda della storia ma firmando degli epiloghi strettamente analoghi sotto diversi punti di vista.
Quali sono, a questo proposito, i casi più celebri?