Nella Sala del Trono delle Amazzoni, un enorme scranno dorato che sembra la coda di un gamberetto gigante domina la scena dalla cima di una scalinata. Subito dietro una parete di roccia posticcia si alza fino a un tendone verde acqua, che insieme al green screen onnipresente circonda tutto l’ambiente, e favorirà in fase di post-produzione la creazione dell’isola di Themyscira dove Wonder Woman è nata e cresciuta.
Siamo ai Leavesden Studios della Warner Bros., mezz’ora d’auto a nord-ovest di Londra, sul set del primo superhero movie con protagonista assoluta un’eroina dai tempi del mediocre Elektra (correva il 2005). Il che significa che stavolta la DC ha battuto, almeno in ambito cinematografico, la Marvel, il cui Captain Marvel, con Brie Larson, arriverà soltanto nel 2019.
Entrando sul set, dove si è finito di girare da poco il programma della mattinata, e prima di arrivare nella sala maggiore, incrocio nel dietro le quinte una quantità di ragazze altissime, snelle ma muscolose, bardate con armature simili a costumi da bagno, stivali al ginocchio, e buffi diademi a tener ferme le acconciature. Mentre le guardo alternarsi tra il trucco, il parrucco e una serie di scatti fotografici in un piccolo cabinato, mi tornano in mente le parole di una responsabile del casting, che poche ore prime mi aveva spiegato quanto fosse stato complicato trovare interpreti adatte a incarnare il popolo delle donne guerriere: «Dovevano essere belle, agili, robuste, alte e saper cavalcare… Abbiamo dovuto fare casting ovunque, dalle atlete alle ballerine».
La più piccola di tutte, paradossalmente, è proprio Gal Gadot, che sorprende i giornalisti che la stanno aspettando alle spalle senza gli abiti di scena. Con una maglietta bianca, i jeans e delle sneakers viola, all’inizio neppure la riconosco: Batman v Superman deve ancora uscire, e il suo nome evoca semplicemente quello di una misteriosa ragazza israeliana addestrata dall’esercito (difficile dire dove finisca il mito e inizi la realtà) che si è guadagnata a sorpresa uno dei ruoli più ambiti degli ultimi anni.
Non è decisamente la più classica delle interviste. Invece di un tavolo e qualche sedia, prendiamo posto sul parlamento delle amazzoni, una platea dorata che fronteggia la scalinata che porta al trono e costituisce il centro della scenografia attualmente in uso. «Oggi abbiamo girato una scena proprio nella Sala del Trono», attacca Gal. «Le Amazzoni hanno preso Steve e lo hanno portato qui per chiedergli quali siano le ragioni per cui è arrivato sulla loro isola».
Steve sarebbe Steve Trevor, ovvero il soldato americano che farà da ponte tra il mondo fatato di Themyscira e l’Europa straziata dalla Prima guerra mondiale, imparando le origini di Diana (il nome da Amazzone di Wonder Woman) e guidandola poi dentro la realtà umana, ovvero le sue leggi e le sue abitudini così diverse che saranno alla base di una serie di prevedibili equivoci comici (un po’ quello che accadeva a Thor all’arrivo sulla Terra nel suo primo film standalone).
L’articolo completo è pubblicato su Best Movie di giugno, in edicola dal 30 maggio.
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