Il denaro non dorme mai, ed è vero.
A 23 anni di distanza, Oliver Stone riporta sullo schermo uno dei personaggi più iconici di sempre, Gordon Gekko, interpretato sempre da Michael Douglas, lo squalo della finanza che alla fine del primo film viene condannato per frode finanziaria, riciclaggio e traffici illeciti. Scontata la condanna, in questo sequel lo ritroviamo appena scarcerato e pronto a rituffarsi nel suo mondo. Ma gli anni in carcere fanno perdere le vecchie conoscenze, gli scenari cambiano, l’economia è cambiata, la crisi è più che percettibile, l’avidità è -parole sue- legale. Gekko troverà come nuovo “alleato” Jake Moore (Shia LaBeouf), fidanzato di sua figlia (Carey Mulligan), che lo odia profondamente, per far crollare l’impero finanziario di Bretton James (Josh Brolin), responsabile indiretto del suicidio del mentore di Jake, oltre che per riacquistare il potere sul mercato finanziario.
La crisi di questi ultimi anni ispira magistralmente Oliver Stone, che ricrea, seppure con minore impatto, la magia del primo film. L’avidità fa sempre da padrona, non ci si può fidare di nessuno, i tradimenti sono dietro l’angolo, i sentimenti vengono calpestati, e tutto in nome del Dio Denaro. Il film, da questo punto di vista, sembra quasi più un remake dell’originale che un seguito, perchè gli argomenti e le vicende sono praticamente le stesse. Il cambiamento vero e proprio sta nell’introduzione del personaggio della figlia di Gekko, che porta un aumento di sentimentalismo quasi sdolcinato e fin troppo buonista in molte scene. Stone riesce tuttavia a mostrare magistralmente lo scenario contemporaneo, dominato dalle incertezze, dalla paura per il futuro, dalla crisi imminente, con una regia che come sempre non delude, passando dalle scrivanie di Wall Street alla gara in moto in mezzo alla natura tra James e Moore, senza mai perdersi.
Michael Douglas non si smentisce mai, riprendendo in mano Gordon Gekko come se in tutti questi anni non l’avesse mai abbandonato. Il personaggio svetta in mezzo a tutti gli altri come se fosse lui il solo protagonista del film, mettendo in ombra tutti gli altri. Tuttavia, LaBeouf e soprattutto Brolin, non si lasciano spaventare dal gigante Douglas, rendendo davvero efficaci i loro personaggi. Unica imperfezione l’interpretazione della Mulligan, a volte molto tirata ed anche fuori luogo, per un personaggio che avrebbe potuto essere rappresentato molto meglio, soprattutto da un’attrice come lei.
Stone offre quindi un’ottima rappresentazione della società contemporanea, uno spaccato più che realistico, che ha il suo punto di forza nel confronto con il mondo rappresentato da lui stesso durante la fine degli anni ’80. Wall Street e il suo sequel diventano complementari per un confronto tra realtà diverse seppur non troppo distanti l’una dall’altra, per un risultato più che godibile ed efficace.