Unknown: la recensione di Giorgio Viaro

La lotta per il recupero dell’identità perduta – o rubata – è un tema del noir che non smette di affascinare scrittori e registi. L’ultimo caso eclatante, al cinema, è stato quello della trilogia di Bourne, ma gli esempi sono tantissimi, dal capolavoro seminale L’invasione degli ultracorpi, all’action sulla clonazione Il sesto giorno, passando per il Carpenter di Essi vivono. La questione è sempre politica: sottrarre l’identità è l’atto totalitario per eccellenza. È l’aggressione finale, quella che segue la sottrazione dei beni materiali e della libertà. L’uomo senza identità, ovvero senza nome, origini e casa, è la vittima ideale, perché non ha più alcuna forma di difesa. Inevitabile che il tema affascini e faccia da premessa a molti dei racconti di riscatto e vendetta più riusciti. Premessa che infatti funziona anche in Unknown, con Liam Neeson nei panni di Martin Harris, ingegnere bio-chimico disperso a Berlino, senza documenti e senza nessuno che ne confermi l’identità. La sua lotta contro l’indifferenza e il sospetto di una città straniera, si trasforma ben presto in una lotta per la sopravvivenza, man mano che i contorni di un complotto internazionale vengono a galla. Il film mette assieme Frantic e Io vi troverò, il fascino esotico delle capitali europee e l’appeal muscolare di Liam Neeson, ma fallisce nella costruzione di una trama coerente: l’incipit della storia e la trovata su cui si basa il twist finale (SPOILER: come è possibile che un killer professionista si dimentichi una valigetta piena di documenti? E perché la perdita della memoria dovrebbe trasformare un criminale in un eroe? FINE SPOILER), sono entrambi ingiustificabili. E così, tra un inseguimento e uno scontro corpo a corpo (pure routine dell’action urbano), più che lo stupore si fa largo lo scetticismo. Straordinario come sempre Bruno Ganz nel ruolo dell’ex agente della Stasi che aiuta il protagonista, anche se, per ironia della sorte, il suo personaggio è completamente inutile nell’economia dell’indagine. Ma il breve duetto con Frank Langella è un vero piacere.

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Mi piace
Il casting è pieno di scelte preziose per i ruoli di comprimari. A partire dalla bellissima January Jones di Mad Men in un ruolo ambiguo, adatto alla sua algida bellezza. E poi due vecchietti irresistibili come Bruno Ganz e Frank Langella.

Non mi piace
La facilità con cui, per tenere alti i ritmi del thriller, si spargono voragini nella sceneggiatura.

Consigliato a chi
Consigliato agli appassionati di complotti internazionali, a chi ama Berlino come una seconda casa, e a chi ha particolarmente apprezzato Liam Neeson in Io vi troverò

Voto: 2/5

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