Underwater: la recensione di Mauro Lanari

Se si resta in superficie, è un film così superficiale che non ci sarebbe granché d’aggiungere alla stroncatura di Marzia Gandolfi scritta per MyMovies (https://www.mymovies.it/film/2020/underwater/), ma se uno ne analizza pure l’aspetto più profondo a prescindere dall’intenzioni del regista Eubank, allora la pressione storicamente inedita, i mostruosi problemi riscontrati a livello abissale, gl’eventi implosivi (“horror pleni”: Dorfles 2008) sono delle notevoli risonanze di ciò ch’arte, cultura e civiltà odierne sono costrette a fronteggiare.
Nota dolente: si salva la solita coppia di nuovi Adamo ed Eva, Liam Smith (John Gallagher Jr.) ed Emily Haversham (Jessica Henwick), così come Joshua “Josh” Keyes (Aaron Eckhart) e Rebecca “Beck” Childs (Hilary Swank) in “The Core” (Amiel, 2003) o Raleigh Becket (Charlie Hunnam) e Mako Mori (Rinko Kikuchi) in “Pacific Rim” (del Toro, 2015). Si tratta d’un’idea esclusivamente cristiana, poiché in Genesi 2, 8.18-24 (https://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Genesi+2,+8.18-24) l’ebraismo distingue un Adam originario pre-scissione (l’umanità o il gener’umano) dall’esito della scissione in maschio e femmina (Adamo ed Eva, “ish” e “isha/ishà/ishàh”), e questo sarebbe l’errore alla base di film tipo “Storia di un matrimonio”: se le statistiche dimostrano ch’i “matrimoni combinati” durano più dei “matrimoni amorosi” (http://yourdost.com/blog/2016/08/arranged-vs-love-marriage.html), tale nostra invenzione ottocentesca e vittoriana meriterebbe almen’un minimo d’ulteriore disamina. L’ipotesi formulata è che le relazioni affettive interpersonali non possono non fallire in quanto ancor prima sussisterebb’un irrisolto conflitto infrapersonale, la “Spaltung” a.k.a. (appunto) scissione interiore. Perciò un mumblecore che si ferm’a ridescriverci la fenomenologia affettiva come già tropp’opere precedenti è utile solo a mitigare la frustrazione di coloro che s’identificano con la coppia di protagonisti.

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