“Una notte da dottore” (2021) è il decimo lungometraggio del regista, sceneggiatore torinese Guido Chiesa.
La Colorado Film (di Salvatores e Abatantuono) produce e distribuisce un ennesimo film (remake del film francese “Docteur?” di Tristan Séguéla) per seguire una linea intrapresa più volte col regista Guido Chiesa.
Una produzione non ad altissimo costo con un’idea buona e un confronto generazionale (di età, situazioni e lavoro) non sfruttato pienamente cercando la ‘facile’ commisurazione con un pubblico ‘medio’ e una prospettiva di ‘commedia’ già vista in altre pellicole (e non solo nell’originale.
In ogni caso un film piacevole, scorrevole,
Manca il salto per una storia di ‘approfondimenti’: il passato del dottore e la morte del figlio, la famiglia e il padre di Mario e quel ‘sociale’ che solo si intravede in superficie.
Il sorriso costante (in alcuni frangenti molto ben caratterizzato) e un certo cinismo sanno andare a braccetto abbastanza bene pur con sfumature diverse per non merito di una sceneggiatura non sempre adeguata in ogni circostanza. Le sequenze a distanza (tra il vecchio dottore e lo sprovveduto Mario) sono (in alcuni casi) riuscite. Il bambino e il rapporto col papà, la puntura e i 100 euro, il signore della festa e lo scherzo, il parto da svenire…
I momenti più simpatici sono tra il dottore e la ristoratrice: gli ordini, i piatti supercalorici e la giusta dieta per un medico: Pierfrancesco ingerisce tutto dicendo tante bugie al telefono….
Tutto in un piccolo cabotaggio di semplice e immediata scrittura. Non c’è un vero proprio percorso d’insieme tra le vite del dottore del rider. Si racconta qualcosa ma non si va oltre. Unico appiglio importante è Anna e la nipotina di Pierfrancesco: il burbero nonno si apre e ha qualcosa da raccontare anche a noi che guardiamo. Un finale leggero e senza pretese. Si legge da prima una certa atmosfera conclusiva e anche il luogo. Le riprese cittadine dall’alto paiono un gioco ‘semplicistico’ per assemblare ogni ‘visita’ notturna.
Cast:
Diego Abatantuono (Pierfrancesco Mai): sa fare sempre il suo con maestria, conosce i tempi; gigioneggia troppo ma rimane ‘simpatico’;
Frank Matano (Mario): una recitazione spigliata e spiritosa; vuole rubare la scena al ‘dottore’ e in alcuni frangenti ci riesce. Quando stacca l’auricolare col ‘dottore’ ha qualcosa da dire per farci sorridere.
Giorgia Spinelli (Anna): bella prova e convincente.
Fotografia: offuscata dal ‘buio’ artificiale di una città che ‘vive’ di notte.
Musica: un po’ ripetitiva, comunque accattivante.
Regia di Guido Chiesa, ordinaria e di mestiere; poteva osare di più.
Voto: 6/10 (**½) -cinema leggero-