Un anno da ricordare: la recensione di martalari

VISTO “Un anno da ricordare – SECRETARIAT” Troppi dialoghi,lunghe incomprensioni familiari e poco ritmo.

Uscito negli Usa ad Ottobre del 2010 arriverà in Italia il 24 Giugno “Un anno da ricordare – Secretariat”

Ce ne parla per noi dagli Usa Rebecca W.

“Un anno da ricordare – Secretariat” è il classico film (tutto è classico nel film anche lo stile) a tratti molto lento che racconta la storia di una famiglia che affronta difficoltà familiari con l’immancabile rivalsa attraverso il proprio cavallo.

Secretariat è un cavallo di razza purosangue inglese che Diane Lane-Penny Chenery si impegna a prendere in consegna come anche le Scuderie con sede in Virginia (location del film : Louisville Kentucky) dal padre malato, nonostante la sua incompetenza sulle corse dei cavalli e qualche diffidenza di John Malkovich-Lucien Laurin Diane Lane riescirà a lavorare in un settore sportivo dominato dagli uomini, e alla fine ad allenare Secretariat…..

Raccontato così appare avvincente ma il film è eccessivamente lineare nello sviluppo della storia e la pellicola offre poche sorprese.

La forza potrebbe essere quella dell’ennesima girl power, una donna a cui nessuno crede che riesce a vincere ma non basta…se il film è lento.

Basato su una storia vera, nel film troviamo attori straordinari (in altri film) come Diane Lane, John Malkovich, Scott Glenn

e James Cromwell da Babe maialino coraggioso a Secretariat cavallo coraggioso.

Il cast sembra “appiccicato” alla storia che a sua volta appare eccessivamente vintage con una storia del tutto scontata.

Un film per chi ama i cavalli…anche se film del genere andavano di moda anni fa.

Firma la regia Randall Wallace (La maschera di ferro,We Were Soldiers), chi meglio di lui? Nato nel Tennessee, ha trascorso la sua infanzia tra Tennessee e Virginia.

Costato 35 milioni di dollari il film ne ha incassati 59 negli Usa ora si aspetta l’accoglienza in giro per il mondo.

Totalmente inadeguata visto il ritmo del film la canzone “Oh Happy Day”

Troppi dialoghi,lunghe incomprensioni familiari e poco ritmo.

Voto 6 –

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