Tutto molto bello: la recensione di Mauro Lanari

“Errare humanum est, perseverare ovest”: la battuta migliore d’un film altrimenti orripilante, dilettantesco, miserabile, subcabarettistico, eppure di successo nonché sceneggiato da un Guido Chiesa dalla carriera prestigiosa. Cinema “trash e oltre l’infinito”, straordinaria istantanea dei gusti del pubblico italiano medio come già fu per “Troppo belli” del 2005 o prim’ancora per il softcore con Bombolo, Vitali, Banfi & figonze sdoganato nei ’70 dalla pasoliniana “Trilogia della vita”. Preferisco questi “ready-made” duchampiani, riprese dirette del nostro squallido gusto quotidiano, piuttosto che le opere autoriali di soloni che denunciano e stroncano un simile degrado (un certo Fellini, Moretti, Sorrentino, ecc.). Abbiamo una coscienza per fare autocritica senza bisogno dell’apporto, appoggio, imbeccata degl’opinion filmaker, dei grilli parlanti con la mdp, dell’analisi severa per interposta personalità registica. So giudicare da me, non mi serve chi lo fa al mio posto, non firmo alcuna delega, sono stufo e sfiancato di sottoscrivere chi critica il nostro livello estetico da villaggio turistico ponendosi s’un piedistallo. Ripeto l’esempio di Duchamp: la realtà è già pronta bell’e fatta, onnipresente alla nostr’attenzione, e va valutata d’adulti, per conto proprio. Se poi è ‘na schifezza, sarebbe ora di smetterla cogli scaricabarile e riflettere su quale sia il nostro contributo a tale sfacelo. Vedrete che, sapendo essere onesti e sinceri con sé stessi, una percentuale la troveremo di sicuro.

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