Tutta colpa di Freud: la recensione di Tim_DarkShadows

Uno dei pochissimi registi italiani che ha saputo incantare le platee dei cinema italiani è sicuramente Paolo Genovese e dopo i suoi “Immaturi” e il bellissimo “Una famiglia perfetta”, ecco qui la sua nuova pellicola “Tutta colpa di Freud”. Nonostante i presupposti per realizzare la sua solita ottima commedia c’erano, una trama interessante e un cast con grandi nomi, Genovese fa un passettino indietro purtroppo, realizzando una discreta commedia che seppur si faccia guardare con grande facilità non è affatto all’altezza dei suoi precedenti lavori.

Francesco (uno strepitoso e bravissimo come sempre Marco Giallini) è uno psicologo alle prese con tre casi delle sue tre figlie: Sara (la simpaticissima Anna Foglietta) ritorna dall’estero e decide di cambiare il suo orientamento sessuale, da omosessuale a eterosessuale; Marta (Vittoria Puccini) è una libraia single che si innamora di un ladro di libri sordomuto (Vincio Marchioni); e infine la diciannovenne Emma (Laura Adriani) si innamora di un uomo cinquantenne (Alessandro Gassman). Oltre a gestire la vita delle tre figlie dovrà gestire anche la sua vita sentimentale.

Nella pellicola non mancano ottimi momenti teneri ed esilaranti, come molti spunti di riflessione, ma mentre nelle altre pellicole Genovese è stato capace di bilanciare un cast ben assortito di attori dando a loro il giusto spazio, a volte anche limitato, qui riesce meno nell’impresa, scendendo spesso nella macchietta e purtroppo anche in gag non sempre ben riuscite, a volte grottesche. Fortunatamente l’ottimo cast riesce a salvare la pellicola, tra cui spicca sempre Giallini, che ci regala un bellissimo personaggio che interpreta magistralmente, una drammatica Claudia Gerini, la nevrotica ed esagerata Anna Foglietta (che seppur rivelandosi bravissima come sempre e versatile è meno travolgente del solito), e le efficacissime prove d’attori di Alessandro Gassman, Vittoria Puccini e Laura Adriani. La pellicola rispecchia le atmosfere di Genovese, ma alla fine il tutto risulta non sempre ben assemblato, e nonostante sia una buona commedia lascia un senso di incompiutezza.

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