The Host: la recensione di pietro@civera.it

“The Host” di Andrew Niccol

VOTO: Confido in un sequel che comunque non andrò a vedere

Avendo passato la maggiore età da tempo, non manifesto un grande entusiasmo quando si tratta di andare a vedere un film pensato e creato per teenagers, figuriamoci poi quando realizzo che è stato partorito dalla stessa mente creatrice di quella coppia bianchiccia e succhiasangue di Twilight, con tutto il rispetto per i succhiasangue. Eh già, proprio Stephenie Meyer che dopo aver permesso di mostrare al mondo, con coraggio aggiungerei, Kirsten Stewart, torna al cinema con The Host, trasposizione cinematografica de “L’ospite”. All’inizio mi sono detto “piuttosto mi sparo una maratona di Pomeriggio 5 con la Barbara” ma poi effettivamente ho pensato che: “il fenomeno Twilight è passato, ha avuto il suo grande successo, e non credo proprio che la Meyer ripeterebbe la stessa storia…vero…??”.
Partiamo già molto male quando mi accorgo che i titoli di testa, rappresentanti un’eclissi solare, sono fotocopiati dalla serie televisiva Heroes, dalla cui cancellazione non mi sono ancora ripreso. Si entra poi subito nel vivo della storia, talmente vivo che al confronto Ultimo Tango a Parigi sembra un film d’azione. Il pianeta Terra è stato invaso da queste creature aliene dette “Anime”, una sorta di piccole masse, asessuate, inconsistenti, incolori, inodori, intutto che, pianeta dopo pianeta, prendono possesso di corpi viventi utilizzandoli come involucro (l’invasione è come una scatola di cioccolatini, in questo pianeta sono toccati gli umani ma in quelli precedenti magari erano degli stronzi di mare o degli ausiliari della sosta). Quando inizia la pellicola, la colonizzazione è già avvenuta e sono rimaste solo piccolissime colonie di “non posseduti” (sarebbe stato interessante capire come questi affari avessero fatto a sottomettere gli umani, visto che dalla nostra parte abbiamo Will Smith che in genere prende a pugni gli extraterrestri).
Tutto ciò potrebbe apparire come un’invasione terribile e disgustosa se non fosse che a questo giro il nostro pianeta si è beccato i colonizzatori più ridicoli della galassia. Le Anime, invece di distruggerli, costringono gli umani a rispettare i limiti di velocità. Sì perché questi alieni frenano le pulsioni scorrette e violente degli uomini portando calma e serenità in un globo libero da guerre e malattie, una noia!
Melanie Stryder, interpretata da Saoirse Ronan (Hanna, Amabili resti) è una ragazza ribelle che dopo essere stata catturata dai “cattivi”, continua a lottare per non farsi sopraffare dal parassita chiamato “Viandante”, in arte Wanda. Avete presente il famoso “Omino del cevvvello” di Pasquale Laricchia, concorrente del Grande Fratello 3? Ecco, esiste. Mel, spinta dall’amore, cercherà in tutti i modi di raggiungere il suo fidanzato Jared (Max Irons – chi diavolo è???) e il suo fratellino Jamie , facendo attenzione a non cadere nelle grinfie della cosiddetta cercatrice (Diane Kruger – Troy, Bastardi senza gloria), una specie di ispettore Zenigata in bianco che mira ad estinguere definitivamente gli esseri umani.
Il regista neozelandese Andrew Niccol, a proposito, sceneggiatore del papà di tutti i Grande Fratello, The Truman Show e regista di film come il sottovalutato Gattaca, Lord of war ed In time, non firma una pellicola memorabile. “The Host” è noioso, nonostante ci fosse abbastanza materiale per fare un gran film, e non suscita grandi emozioni neanche grazie agli intrecci amorosi (molto più commoventi i rapporti che Melanie ha con il fratello o lo zio). Credo che la protagonista, Saoirse Ronan, sia una brava attrice nonostante la sua monofaccia, ma non si può dire altrettanto di Max Irons. Il fidanzatino ribelle ha la stessa intensità recitativa di Andrew Howe mentre farfuglia “Il mio ghinder bueno wait”, totalmente offuscato da una sorta di rivale in amore interpretato da Ian O’Shea (Sono il numero 4, Percy Jackson: il ladro di fulmini). La colonna sonora ricrea, neanche a farlo apposta, le stesse atmosfere di Twilight. Aspetta, ora che ci penso vorrei fare il punto della situazione: lei un po’ cozza e lui figo, c è. Una coppia tra un umano ed un “diverso”, c’è. Contendente in amore, c’è. Capofamiglia saggio, c’è. Se poi togli il deserto e ci metti i boschi…Britney direbbe: “Oops she did it again”.
C’è solo da sperare che il sequel si intitoli “Wanda davanti e dentro tutti quanti”.

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

-La possessione è comoda per farsi più persone

-Se quei vestiti bianchi stanno male alla Kruger, immaginatevi ai comuni mortali

-Esistono lucciole verdi a luce fissa

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