Un vecchio giradischi che ruota e si fonde con un cielo stellato, un uomo e una donna bellissimi e statuari. ipnotica fusione di cielo stellato e giradischi, l’ immagine che ancora ruota, due amanti separati, due vite geograficamente lontane ma spiritualmente vicine, una storia d’amore senza tempo. Senza tempo perché i protagonisti dell’ultima fatica di Jim Jarmusch, in concorso al Festival di Cannes del 2013 e passato anche al nostrano Torino Film Festival a novembre, sono due vampiri ultracentenari eleganti, educati e colti. Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton) si amano da centinaia di anni di un amore vero e profondo, ma non potrebbero essere più differenti. Adam è un musicista underground, depresso e di indole solitaria, che vive a Detroit; Eve invece, appassionata e al passo coi tempi, vive nella notte marocchina di Tangeri con la compagnia di Christopher Marlowe (John Hurt), sì…proprio il Marlowe coevo di Shakespeare! Quando Eve capisce che l’insofferenza di Adam verso questo mondo oltraggiato, maltrattato, buttato via dagli umani, o zombie come li chiama lui, lo sta logorando lo raggiunge subito a Detroit dove la loro vita tranquilla non è però destinata a durare a lungo a causa dell’arrivo dell’esuberante sorella di lei, Ava (Mia Wasikowska). Le conseguenze dell’arrivo di Ava costringono i due amanti a ritornare a Tangeri, dove saranno messi di fronte ad una scelta importante: sopravvivere o no?
Solo gli Amanti Sopravvivono è un film lento, ma che non annoia mai. Per tutti i centoventi minuti del film, la sua lentezza non si trasforma mai in noia, ma è in realtà quiete magnetica. È pura calma ipnotica che trascina lo spettatore con sé, in un vortice di immagini eleganti e raffinate che toccano spesso punte di estrema grazia, quasi poesia di un moderno romanticismo. Ne sono un esempio il loro incontro dopo tanto tempo, le bellissime immagini con cui sono rappresentati i libri e la musica e il modo in cui i due protagonisti li amano, o ancora l’immagine del teatro Michigan di Detroit, costruito dove Henry Ford assemblò il suo primo prototipo, simbolo negli anni ’20 di sfarzo e eleganza e ora trasformato in un parcheggio, specchio della decadenza e del degrado della città che si riflette su Adam stesso. Questo è sì un film cupo, ma che racchiude in sé anche uno straordinario slancio vitale nelle figure di Eve e di Ava, così come nella danza, nella musica, nell’amore stesso. Perché come dice il titolo stesso solo chi ama resta vivo. Vive chi reagisce al degrado del mondo, vive chi ama la vita, la vita che è arte, la vita che è bellezza.
Seppur con qualche carenza oggettiva, il film risana ogni minima incertezza grazie all’eleganza stilistica e visiva della regia e della fotografia, grazie alla cura dei dettagli, grazie alla colonna sonora di grande impatto e bellezza perfettamente amalgamata ad ogni singola scena e ai personaggi, e soprattutto grazie al cast intero che è magistrale. Tom Hiddleston si rivela come al solito uno dei migliori attori della sua generazione, capace di trasmettere con il solo sguardo emozioni di tale intensità da lasciare senza fiato. Non da meno Tilda Swinton, algida e perfetta.
Jarmusch dirige un film suggestivo, magnetico, ipnotico, quasi onirico. E anche se sicuramente non farà la storia del cinema, è da vedere per quel suo fascino irresistibile, esteta e raffinato che cullerà lo spettatore in questa notturna dichiarazione d’amore per la vita, per la bellezza, per l’arte e quindi, in fondo, anche per il cinema stesso.
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