Self/Less: la recensione di Maria Laura Ramello

I soldi possono comprare la felicità? Forse no, ma possono compare la vita dopo la morte.
Damian Hale (Ben Kingsley) è un multimilionario che ha costruito e possiede mezza New York. Capace di decidere della vita altrui (lo vediamo rovinare la carriera di un suo giovane e troppo ambizioso collaboratore), non può più decidere della propria: a causa di un cancro gli sono rimasti pochi mesi. Incapace di rassegnarsi alla morte, e forte della propria ricchezza, entra in contatto con un’inquietante azienda specializzata nello “shedding”: il trasferimento della coscienza in un nuovo corpo, giovane e sano, costruito in laboratorio. Rinato nel corpo sexy di Ryan Reynolds, Damian si gode la vita nei panni di Edward, la sua nuova identità, ma presto scopre una terribile verità.

Se oggi il thriller è diventato soprattutto la scusa per una collezione di set piece esotici o circensi, Self/Less lo riporta invece alla sua dimensione narrativa, diciamo letteraria, pescando con ami alla Philip K. Dick nel mare del science fiction sugli scambi di identità. Il regista Tarsem Sigh (The Cell) abbandona gli eccessi espressionisti da videoclip del passato e imbastisce un thriller alla “Bourne Identity” punteggiato però da scene melodrammatiche. Quello di cui si sente un po’  la mancanza è la suspense: i colpi di scena arrivano sempre con qualche minuto di ritardo sulla consapevolezza dello spettatore.

Leggi la trama e guarda il trailer.

Mi piace: l’incipit, e le questioni filosofiche che il film si porta dietro.

Non mi piace: la messa in scena poco originale.

Consigliato a chi: è appassionato di scambi di identità.

Voto: 3/5

© RIPRODUZIONE RISERVATA