Uncharted: Tom Holland sulle orme di Indiana Jones. La recensione

La star dell'universo Marvel ora è Nathan Drake, protagonista della saga di videogiochi Naughty Dog

uncharted recensione
PANORAMICA
Regia (3)
Sceneggiatura (2.5)
Interpretazioni (2.5)
Fotografia (3.5)
Montaggio (3)
Colonna sonora (2.5)

Quando Indiana Jones uscì nelle sale per la prima storica volta, nel 1981, il padre di Tom Holland aveva appena 14 anni. L’influenza dell’archeologo protagonista dell’omonimo franchise creato da George Lucas, quindi, è stata in grado di arrivare fino ai giorni nostri e codificare il genere cinematografico che fa da base al nuovo Uncharted, in uscita nelle sale italiane dal 17 febbraio.

L’iconico personaggio interpretato da Harrison Ford non è stato il primo: Il tesoro della Sierra Madre, Sentieri Selvaggi, Lawrence d’Arabia, sono molti i film che hanno contribuito a definire cosa sia un film d’avventura, ma c’è un prima e un dopo I predatori dell’arca perduta. Indiana Jones è padre putativo di un modo di intendere e rappresentare questo tipo di racconto e dopo gli anni di Lara Croft ora tocca al Nathan Drake di Tom Holland raccogliere la pesante eredità (in anticipo, considerando che è in produzione l’ultima avventura di Indy).

Proprio come accaduto nei primi anni 2000 con Tomb Raider, anche il film di Ruben Fleischer (Zombieland e Venom) è tratto da una saga di fortunati videogiochi prodotta dalla Naughty Dog: Nathan Drake è uno spericolato cacciatore di tesori dal grilletto facile e con più nemici che cambi d’abito; accompagnato nelle sue avventure dal vecchio mentore Sully (Mark Wahlberg), non si fa problemi a uccidere i propri rivali per salvarsi la pelle e al contempo raggiungere le enormi ricchezze smarrite nel tempo che va cercando.

Tutto questo, però, non c’è ancora nel Nathan Drake di Tom Holland: la crescente fama dell’attore inglese, reduce dal successo della trilogia di Spider-Man e già intenzionato a portare al cinema un altro titolo videoludico come Jak and Dexter, ha spinto la Sony a imbastire una origin story su misura della sua età scenica. La correzione stravolge il senso stesso dell’adattamento già dai primi minuti, quando diventa chiaro che la prima avventura di Drake non sarà sulla falsa riga di quanto visto nei quattro capitoli dei videogiochi – nonostante qualche dettaglio immolato all’altare del fan service. 

Quello che è stato mantenuto del personaggio sono le spiccate abilità intellettive, fisiche e di cuore: il giovane Nathan è prodromico dell’uomo che sarà, ma è già in grado di risolvere enigmi storici e prove fisiche di livello assoluto. La grande scena finale, in questo senso, entra già di diritto nella storia del cinema d’avventura e strizza l’occhio alle testosteroniche funambolie à la Fast & Furious

Con l’aumentare del livello di difficoltà dell’azione, cresce anche l’ispirazione alla regia, fin troppo compassata nella prima parte canonicamente riservata a step necessari in una origin story di un film d’avventura: la chiamata dell’eroe e le prime sfide sono affrontate senza una verve particolarmente spigliata e spesso troppo frettolosamente, senza restituire a chi guarda quel tipico piacere che si prova nel seguire indizi e misteri assieme ai protagonisti.

Tom Holland non è ancora il Nathan Drake che i fan vogliono vedere su grande schermo, ma ha dalla sua tempo e fama in abbondanza. Questo primo Uncharted è sufficientemente classico, impostato e ben augurante nonostante i difetti: dopo Indiana Jones, Rick O’Connell de La Mummia, il Ben Gates di Nicholas Cage e le due versioni di Lara Croft, il futuro del cinema d’avventura ha trovato un nuovo franchise con cui continuare a prosperare.

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