Space Jam: New Legends, non è ancora tutto gente! La recensione

25 anni dopo l'originale cult, LeBron James raccoglie l'eredità di Michael Jordan e si schiera al fianco di Bugs Bunny

space jam new legends
PANORAMICA
Regia (3)
Sceneggiatura (2.5)
Interpretazioni (2.5)
Fotografia (3)
Montaggio (3.5)
Colonna Sonora (3.5)
Effetti speciali (3)

Sono passati 7 anni da quando la Warner Bros. ha annunciato che LeBron James sarebbe stato il protagonista di un nuovo Space Jam. Per tutto questo tempo, il progetto ha sollevato dubbi e il generale malcontento che accompagna i sequel di film cult ritenuti sacri e intoccabili. Space Jam: New Legends ora è nelle sale: si è rivelato all’altezza del primo? No, ma ha dalla sua voglia, carattere e tanto divertimento.

Muovendosi sul doppio binario della narrazione e delle aspettative, il nuovo Space Jam gioca d’anticipo e dichiara fin da subito le sue intenzioni: “Io non sono te” dice il figlio della nuova leggenda LeBron James al padre, ma su un altro piano è la stessa Warner che ci sta avvisando che questa partita non è la stessa giocata da Sua Altezza Aerea Michael Jordan nel 1996.

Bisogna quindi mettere da parte quel nostalgico timore di chi sente minacciato il proprio ricordo d’infanzia o adolescenza, sedersi e lasciarsi trasportare ancora una volta in un mondo lunatico dove tutto è possibile, compreso venire risucchiati e digitalizzati dall’algoritmo che governa i server della Warner Bros. È quello che capita a Lebron e al figlio, costretti l’uno contro l’altro su un campo da basket per una partita che mette in gioco la sopravvivenza degli sconfitti. Per farcela, LeBron può contare solo sulla sua squadra di Looney Tunes.

La premessa ha fatto storcere il naso sin dal trailer: un’intelligenza artificiale malvagia può sembrare l’ennesimo tentativo di attualizzare forzatamente un impianto narrativo di altri tempi adottando un linguaggio post-millenials posticcio, ma dopotutto è davvero meno credibile di un sadico proprietario di un luna park alieno intenzionato a rapire Michael Jordan per farlo esibire nel suo parco a tema? Space Jam: New Legends è quindi altrettanto assurdo nelle premesse, ma ribalta lo sviluppo: ora è LeBron a chiedere aiuto ai Looney, non viceversa.

Dove diverge (e parecchio) è nella caratterizzazione del personaggio: Space Jam era costruito attorno a Michael Jordan e a lui non serviva altro che essere se stesso; il LeBron protagonista del sequel è invece per metà il giocatore di NBA amato da milioni di persone e per l’altra un personaggio inventato, un eroe in viaggio su un percorso narrativo canonico al servizio del film e di questo ne risente la sceneggiatura, senza particolare mordente specie nel terzo atto.

A ben vedere, il seguito del film di Joe Pytka si rifà a due modelli produttivi recenti e di successo: è Jumanji, altro franchise rilanciato tra mille mugugni e in grado invece di dimostrarsi un sequel sorprendentemente fresco, rinnovativo e divertente; è anche Ready Player One, non a caso prodotto dalla stessa Warner, con cui condivide la volontà di essere una gigantesca e sfacciata cornucopia citazionista per il proprio pubblico di riferimento. Le sequenze in cui i Looney approdano negli universi di Mad Max, The Matrix e molto altro, sono da antologia dell’exploit nostalgico

I momenti di stanca del film (dati soprattutto dalla pasticciata alternanza e amalgama tra grafica cartoonesca e CGI moderna) sono bilanciati da trovate esilaranti, squisite citazioni e giochi di parole; il tutto nella collaudata salsa Looney che rende imperituri Bugs Bunny, Duffy Duck, Silvestro, Titti, Taz e le loro gag, questa volta forse un po’ troppo relegati al ruolo di passivi comprimari. Risate vere, sorprendenti per le premesse stesse dell’operazione che è certamente di tipo commerciale, ma dopotutto anche lo Space Jam del 1996 era nato dal successo di alcuni spot Nike con Jordan e il mangia-carote più famoso al mondo.

Per godere appieno di Space Jam: New Legends, quindi, bisogna rispondere con fanciullesca onestà e senza pregiudizi ad una delle domande che vengono poste al suo interno: “Sapete ancora divertirvi?“. Se la risposta è sì, questo sequel è a prova di qualsiasi bomba ACME possiate scagliargli contro.

Foto: Warner Bros. 

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