Rango: la recensione di Marita Toniolo

Chi è Rango?Un camaleonte dall’egocentrismo logorroico, ma soprattutto un goffissimo sognatore con ambizioni da eroe. In crisi d’identità, il piccolo rettile si ritrova sbalzato dal terrario dove ha vissuto tutta la vita in un aspro deserto, con addosso unicamente la camicia hawaiana presa in prestito al Raoul Duke di Paura e delirio a Las Vegas. Trova riparo nella città di Dirt, dove il mondo si è fermato all’epoca del vecchio West. I cui abitanti (un affascinantissimo bestiario antropomorfo che sembra scappato dal covo di Jabba the Hutt) credono alle fandonie dello straniero e si illudono di aver trovato l’eroe che li libererà dalle soverchierie dei banditi e restituirà loro l’acqua “rubata” da una misteriosa siccità. Come ogni western che si rispetti, il film assume via via il sapore quasi profetico di una parabola che prende di mira nello specifico la vanità delle cariche conferite solo dalle stelle sul petto o, ancora peggio, dall’abuso di potere. Rango, la sua stella da sceriffo, se la meriterà tutta dopo un viaggio catartico attraverso il deserto e dentro di sé. Un film d’animazione dalla confezione curatissima con molti riferimenti colti all’epopea western, specie Leone e Ford, e molte invenzioni riuscite. Si ride di gusto per tutto il tempo.

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Mi piace
Riferimenti ai classici western, battute scorrettissime e di grana grossa, personaggi e situazioni inedite impreziosite da un CGI raffinato. Il Rango della IL&M è uno dei cartoon più originali e riusciti degli ultimi anni.

Non mi piace
È davvero difficile trovare punti deboli a un cartoon così particolare e cinematograficamente colto. A voler essere puntigliosi, una leggera critica può essere fatta alla sovrabbondanza citazionista da cui è facile farsi prendere la mano.

Consigliato a
Chi ama il genere western, e può sopportare di vederne i cliché presi in giro (bonariamente). E a chi ama le storie di fifoni che diventano eroi.

Voto: 4/5

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