Qualcosa di buono: la recensione di Mauro Lanari

Vi ricorda “La forza della mente” (2001) con Emma Thompson, “Still Alice” col quale Julianne Moore ha vinto quest’anno l’Oscar tanto sospirato, “Cake” (2014) con Jennifer Aniston, uno spin-off delle sequenze finali di “Million Dollar Baby”? Ma va’. Anche la Swank s’autoproduce come l’Aniston, fors’a caccia della terza statuetta. “Lo scafandro e la farfalla” (2007) almen’aggiungeva un livello metafimico, e in “The Sessions” (2012) Helen Hunt si limitav’al ruolo di coprotagonista. Donne allo stadio terminale ha più presa, l’Academy lo dimostra. Così spunta fuori ‘sta genialata di nuovo filone. “Qualcosa di buono” v’innesta un paio di trovate mescolando un minimo le carte: ribalt’i ruoli di “The sessions” e ne viene fuori un mezzo remake yankee del francese “Quasi amici” (2011), bromance al femminile e in chiave drammatica, un “Thelma & Louise” (1991) s’una malattia nefasta. La Swank ha pur’il merito di defilarsi rispett’alla Rossum, e gliene va dato atto. Dett’altrimenti, una tantum non infierirei troppo, al netto della dubbissim’onestà del progetto e dell’elevatissim’inverosimiglianza dei personaggi.

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