Professore per amore: la recensione di Mauro Lanari

Dopo “Two Weeks Notice – Due settimane per innamorarsi” (2002), “Scrivimi una canzone” (2007) e “Che fine hanno fatto i Morgan?” (2009), Marc Lawrence giunge al suo 4° film insistendo nel dirigere Hugh Grant. Non so dove “Professore per amore” si posizioni in questa particolare graduatoria della coppia, RT dà 5,7/10 come voto medio e afferma: “Trama irrilevante animata notevolmente dal suo cast simpatico”, però l’opinioni son’abbastanz’eterogenee. C’è chi infatti apprezza la trama giudicandola una significativa riflessione sul passaggio all’età matura e “sugl’elementi che debbono innervare una sceneggiatura che funzioni”, dunque poiché autobiografica e metacinematografica; viceversa c’è chi critica Grant per una gigioneria mai così superficial’e strafottente, tanto da lasciare i pur validi comprimari nella penombra della caratterizzazione bozzettistica; c’è pure chi biasima un libertinismo maschile che scivolerebbe nella misoginia. Personalmente mi ritrovo con chi consider’il regista un narratore di mediocri rom-com e il protagonista un attore che sembra voler vivere di rendita con la sua presunt’affascinant’ironia a prescindere dalla qualità dello script. E se a scriverla è Lawrence, allora il risultato è quel caruccio/delicato che passa e (s)corre via dritto nel dimenticatoio.

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