“Piccole donne” (Little Women, 2019) è il terzo lungometraggio della regista californiana Greta Gerwing.
Un libro e un film, una storia e tante riduzioni cinematografiche.
‘La vita è così breve che litigare è da stolti’. La saggezza abita in questa casa.
Un film che si compiace del suo gusto in modo giusto, che scava gli umori e gli amori senza affronti, scaglia la femminilità nel suo minimo appiglio, allarga i petali di una schiuma fiorita tra alleggerimenti, avidità, scontri e tristezze. Durante la guerra di secessione c’è chi è al fronte, chi è lontano da ogni decisione interiore e chi invece scava e scopre le donne diversificate che sono in lei e nelle proprie figlie.
Una madre di grande tradizione che s’alza in ogni aspetto della famiglia e che attende l’uomo in guerra che ritorni dentro i problemi di tutti i giorni.
‘Ora tu comandi la famiglia….scegli un buon partito’. La zia March detta le condizioni per non sbagliare mai, da una come lei che non ha dimestichezza con gli errori.
Ecco che alla fine dei conti, una buona famiglia, un buon marito, una buona situazione, un vivere più che dignitosamente è il sogno di una madre, di una donna. E il periodo in cui siamo fa da sfondo.
Piccolo ambiente familiare. Donne e relazioni, virtù e vizi, silenzi e chiacchiere.
Intenso e intimo, ispirato e interiore, irriverente (ma un finale non può essere da zitella).
Come il romanzo d’appendice la storia cresce, si orienta, s’allenta, si sposa e s’ammala di chiusure frettolose come di aperture ammalianti.
Cose giuste in tavola, per un Natale che si ricordi, una festa in famiglia con l’attesa di un padre.
Cesta piena di cibo per condividere una buona colazione von. Ho non ha nulla e dei bambini ancora da crescere.
Onore per un Paese e attesa per un padre: le sorelle March hanno un senso vivo della storia.
Lincoln il presidente nominato, ricordato e amato; per una Guerra piena di morte (“Chi cerca?”, “Mio figlio”, “Gli altri?”, “Due sono morti e uno è disperso”: un padre che non ha lacrime per cercare qualcuno da toccare).
Estasiato di amore ‘Laurie’ (il bravissimo Timothée Chalamet, già visto nell’ultimo Woody Allen) che non si perde d’animo fino alla fine, ma le regole del gioco sono sempre femminili; il rifiuto non può essere ascritto nella verve del giovane ‘nulla da dare’.
Donne minime e di gran carattere che hanno bisogno di novità, di aprirsi e di uomini per la propria sorte: il destino non è sempre benevolo.
Cast ben assortito e amalgamato: le donne tutte danno il meglio. Meryl Streep (Zia March) e Laura Dern (Marmee March) tengono bene le fila alle quattro ragazze March che dipanano storie e misteri, sensazioni e arcobaleni vari. Le sorelle March sono l’archetipo di dinastie e incastri, di solidarietà e dissapori: l’inizio delle avventure (dal letterario al cinema) per tante famiglie di piccolo e grande cabotaggio. Louisa May Alcott, dalla Pennsylvania, nel 1869 ha fatto crescere le sue donne fino ad oggi e ancora devono dire molto al cuore delle persone d’America e oltre.
Fotografia e musica sono all’unisono silenti e immaginifiche, plasmate e suadenti; in un’ambientazione, ora minima e ora radiosa, ora vivida e ora calligrafica, la vita delle sorelle March si scontra duramente in un mondo non prettamente femminile e aperto, dove il Presidente è arrivato per cambiare modi e mondi. La Guerra di Secessione sparge sangue e morte in tutti il Paese diviso: in questo ambiente cruento e feroce ‘piccole donne’ vanno avanti e combattono la loro vita. Ognuno a modo loro con coraggio.
Regia di Greta Gerwing armoniosa e sui volti, avvolgente e cadenzata. Ogni gesto e ogni viso lasciano vivo il ricordo al termine della proiezione.
Voto: 7½ (****) -cinema appassionato-