Omicidio a Easttown: Kate Winslet è la true detective dell’anno. La recensione

L'attrice premio Oscar torna per sul piccolo schermo 10 anni dopo Mildred Pierce e lo fa con un'interpretazione magnifica

omicidio easttown kate winslet
PANORAMICA
Regia (3.5)
Interpretazioni (4.5)
Sceneggiatura (3.5)
Fotografia (3)
Montaggio (3.5)
Colonna sonora (3.5)

Con l’ultimo episodio disponibile da oggi, è finita la miniserie Omicidio a Easttown, crime drama che segna il ritorno di Kate Winslet sul piccolo schermo 10 anni dopo Mildred Pierce.

Nella serie che le è valsa un Golden Globe come Miglior Attrice Protagonista, la Winslet interpretava una donna in lotta per la propria vita e successo nel contesto della Grande Depressione. In Omicidio a Easttown, la ritroviamo di nuovo nei panni di una figura forte, caparbia, ma ancora segnata dal dolore.

Mare Sheehan è la detective di una cittadina americana in cui tutti conoscono tutti e della quale è eroina indiscussa, grazie ai successi sportivi raggiunti negli anni del liceo. Da allora sono passati anni e la vita ha iniziato a pesare sulle spalle: Mare sta ancora elaborando il lutto per il suicidio del figlio, deve vedersela con la crescita di una figlia e del nipote, col nuovo matrimonio dell’ex marito che vive nella casa di fronte, con un vecchio caso mai risolto e a tutto questo ora si aggiunge la morte di una giovane ragazza madre, Erin (Cailee Spaeny).

Il contesto – giovane donna conosciuta da tutti viene ritrovata uccisa – fa subito pensare alla Laura Palmer di Twin Peaks, ma in questo caso non c’è nessun Dale Cooper chiamato a investigare da fuori. Tutto ricade su Mare, che deve muoversi tra le sabbie mobili di un omicidio in cui conosce perfettamente tutte le parti in causa, vittime e potenziali carnefici.

A creare la tensione è proprio la vicinanza estrema al caso della sua protagonista, che si ritrova a sfogliare la rosa dei sospettati scovando via via segreti che non avrebbe mai voluto scoprire. Se può farlo, però, è solo grazie al dolore che porta dentro: la morte del figlio l’ha indurita a tal punto da poter tirare dritto verso una scomoda verità, senza guardare in faccia nessuno.

In questo, ricorda in parte il Rustin Cole di Matthew McConaughey della prima stagione di True Detective o la Karen Duvall interpretata da Merritt Wever in Unbelievable. Detective cinici, segnati da drammi personali e che proprio per questo sono in grado di arrivare dove altri non riescono. Il carattere di Mare le permette di affrontare di petto l’ex marito e tutti coloro che, per un motivo o per un altro, finiscono a turno al centro dell’indagine.

Trovare la verità per lei vuol dire rischiare di perdere molto se non tutto, ma allo stesso tempo la mette nelle condizioni di poter chiudere il cerchio con se stessa e arrivare a quella catarsi negata per lungo tempo, perché in un contesto cittadino così ristretto il dolore viene nascosto sotto il tappeto, ignorato per convenienza.

Omicidio a Easttown è un crime con pochi acuti ma buoni, quasi sempre in grado di tenere vicino lo spettatore. Quasi, perché non è esente da divagazioni su personaggi secondari che in 7 puntate si fanno notare solo per il palese disinteresse che suscitano: a pagare di più sono le vicende della figlia Shioban (Angourie Rice) e soprattutto il personaggio di Guy Pierce, scrittore e docente con cui Mare intrattiene una relazione.

Il suo è il nome più grosso sul cartellone, dopo quello di Kate Winslet. Questo, nel contesto di un thriller poliziesco, porta inevitabilmente ad attirare l’attenzione e a creare aspettative: l’attore è talmente famoso che viene naturale pensare che debba far parte della soluzione del caso; in alternativa, la sua presenza risulterebbe inutilmente ingombrante. Nel caso di Guy Pierce, siamo più verso il secondo scenario.

Per fortuna, però, a navigare nelle acque torbide di segreti di Easttown c’è una Kate Winslet straordinaria in versione detective hard-boiled. E tanto dovrebbe bastare per convincersi a guardare la serie.

Foto: HBO Max

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