Nella casa: la recensione di Giorgio Viaro

Nel liceo dove lavora il prof di letteratura Germain (Fabrice Luchini), hanno deciso di reintegrare l’obbligo della divisa: a scuola i ragazzi devono essere tutti uguali. Ma se alla diseguaglianza sociale può essere posto rimedio dall’alto, per quella intellettuale non c’è soluzione. Ad entrambe sembra affezionato proprio Germain, che da un lato mal digerisce la decisione del preside sull’abbigliamento, dall’altro prende in simpatia Claude, studente dotato per le lettere, unico in grado di confezionare un tema come si deve in una classe che lui considera di somari irrecuperabili. Il guaio è che tutti i temi di Claude riguardano la famiglia di Rapha – un compagno a cui dà ripetizioni di matematica -, temi che riesce a scrivere solo dopo aver passato del tempo “nella casa” dell’amico. Poco a poco, la vita privata di Rapha e dei suoi genitori (Denis Ménochet ed Emmanuelle Seigner), i desideri di Claude (innamorato della madre di Rapha) e le ambizioni del professore (che vede nel ragazzo un se stesso di maggior talento), iniziano a confondersi, portando l’ingegnante e l’allievo ad alimentare fino all’ossessione (e all’illegalità) un rapporto che di facciata concerne l’educazione letteraria, ma nella sostanza molto di più.
Rilflessione colta e divertita assieme sull’origine autobiografica dell’arte e sulla distanza che passa tra questa e le opere concettuali (la moglie di Germain è una gallerista che tenta invano di vendere lavori improbabili, sproloquiando sui loro significati) e sul potenziale creativo (ma anche distruttivo) dei desideri, il film di Ozon è una commedia politica (la classe media – sia borghese che progressista – è ugualmente picconata) incerta nel tono, un po’ come il romanzo in progress che Claude cerca di comporre con l’aiuto del suo prof: blandamente pruriginosa, blandamente satirica, fieramente intellettuale, in nessun caso pungente. Un giochino più arguto che avvincente e – quel che è peggio – prevedibile dalla prima all’ultima riga, e immagine. Non brutto, ma un pochino irritante.

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Mi piace
Scrittura raffinata, recitazione superba di Luchini

Non mi piace
Blandamente pruriginoso, blandamente satirico, fieramente intellettuale, in nessun caso pungente.

Consigliato a chi
Ama il cinema le satire di classe con venature surreali, da Bunuel agli incubi di Haneke.

Voto: 3/5

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