La Thompson e Gleeson sono attori così caratterizzati come “smart British woman” e “man of the working class in an Irish pub”, e qui sono talmente credibili qual esempio di devoto e dolente amore anziano, ch’il film non dà mai l’impressione d’esser’ambientato a Berlino nel 1940 e ancor meno d’avere per tema la resistenz’intern’al totalitarimo nazista. Un difetto intrascurabile per l’ennesima trasposizione cinematografica del romanzo “Ognuno muore solo” di Hans Fallada, e poco possono i comprimari a cominciare da Brühl. Dunque un’opera godibil’e persin’appassionante ma del tutto fuori contesto. Decidete voi s’il bicchiere è più mezzo pien’o mezzo vuoto.
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- Lettere da Berlino: la recensione di Mauro Lanari
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