Film incentrati sulla Seconda Guerra Mondiale sono innumerevoli, molti tratti da storie vere, ma non tutte sono opere capaci di offrire qualcosa di nuovo, che tocchi nel profondo, una pellicola che rimanga, fatta qualche eccezione. “Le due vie del destino – The railway man”, acclamato al Toronto International Film Festival, dove ha incassato critiche ottime tra una standing ovation e commozione, per una trama che mostra un lato inedito ma cruento della Seconda Guerra Mondiale, è un film di un buon livello, imperfetto ma non per questo banale, noioso o mediocre. Tratto da una storia vera, e per di più da un libro autobiografico, vanta due interpreti d’eccezione, coinvolgenti, adatti per il loro personaggi, che sono i punti di forza maggiori della pellicola.
Il britannico Eric Lomax (Colin Fhirt) è un uomo rintanato in se stesso, segnato psicologicamente, e solo, con l’insolito interesse per i treni. Ma l’incontro che cambierà la sua vita è quello con Patti (Nicole Kidman), un’affascinante donna che riesce a cambiare l’esistenza di Eric, palese però è il comportamento disturbato dell’uomo dopo le nozze con la donna. Quest’ultima decisa a scoprire cosa tormenta l’uomo che ama capisce dai racconti di Finlay (Stellan Skarsgård), amico di Eric, ciò che lo turba: i ricordi del suo aguzzino, il giapponese Takashi Nagase (Hiroyuki Sanada) che lo ha tormentato durante la sua cattura in Thailandia, nella Seconda Guerra Mondiale, dove era costretto alla costruzione della ferrovia della morte, assistendo agli orrori e alle torture a cui i prigionieri erano sottoposti, di cui sarà anche protagonista. Eric serba ancora rancore e vendetta per Takashi, e grazie a Finlay scopre che è ancora vivo e dove può andarlo a trovare per vendicare se stesso e gli altri uomini vittime delle sue crudeltà.
Nonostante nel complesso il film sia più che godibile, in alcune cose la pellicola non è del tutto riuscita: un ritmo più veloce e un taglio meno documentaristico sarebbero stati più azzeccati per la riuscita del film, ma le interpretazioni ottime da parte di Colin Fhirt e Nicole Kidman riescono a colmare i tempi morti e ad aggiungere il pathos che non sempre il film riesce a creare. Una colonna sonora che dispone una scelta di pezzi azzeccata per la pellicola, e alcune scene in cui lo spettatore viene coinvolto al massimo, facendo acquistare al tutto un senso, riescono a fare de “Le due vie del destino – The railway man” un film sicuramente consigliabile, non stereotipato, degno di visione, e interessante.
Voto: 7.
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