Sono sempre incantevoli le storie di Miyazaki, soprattutto quando arrivano da un passato che il digitale e il 3D ha reso ancora più passato, ma così capaci di proiettare lo spettatore di ogni età in un universo di forme e colori, vibrante emozioni autentiche e intense, da rendersi immortali e senza tempo. Non è da meno questa straordinaria pellicola d’animazione datata 1989 (uscita dopo “Il mio vicino Totoro” e prima di “Porco rosso” dello stesso autore) e arrivata nelle nostre sale quasi 25 anni dopo per la gioia degli occhi, e soprattutto del cuore, dello spettatore.
Tra i suoi lodevoli aspetti, uno dei più interessanti e degni di nota è il nuovo doppiaggio che, rispetto all’edizione in dvd del ’02, è reso stavolta molto più fedele all’originale.
Il cartoon è una favola educativa ed esistenziale, un tenero racconto di formazione ed emozione della vita; una toccante e matura opera che con calore umano e sensibilità, raffigura e esprime tutta la gamma di sensazioni e stati d’animo, pensieri e sentimenti che un adolescente sperimenta nel suo delicato percorso di crescita.
E questa adolescente è Kiki, protagonista del cartoon, una piccola e dolce strega che al compimento dei suoi tredici anni, come tradizione vuole, lascia la casa dei genitori per trasferirsi in una nuova città e vivere la sua indipendenza. Qui farà come lavoro consegne a domicilio per una panetteria. Ciò che si troverà nel contempo ad affrontare sarà lo stupore di un ambiente molto diverso da quel che conosceva, non più piccolo e di campagna ma grande e di città, che pian piano soffocherà la sua magia e la magia della sua età incantata, per proporle sguardi più disincantati sulla vita, invitandola però anche a ritrovare in lei la serenità perduta e a ricreare per lei una nuova “magia” e una visione piacevole delle cose, anche delle più avverse.
Dietro la leggerezza e la semplicità lineare della storia, Miyazaki descrive con acutezza e spessore, non soltanto il mondo interiore di Kiki, ma anche quello esterno attorno a lei. Due mondi simmetrici, uno quieto e sereno, e l’altro caotico e grigio, che si scopriranno e si scontreranno lentamente tra loro, fino a trovare un punto di convergenza e armonia soltanto verso l’epilogo, anzi, addirittura dopo i titoli di coda.
La forza del film non è tanto nell’ottima caratterizzazione dei personaggi (Kiki, ma anche il suo gattino jiji, il suo spasimante Tombo, la pittrice Ursula); o nell’inconfondibile eleganza figurativa delle opere di Miyazaki, sempre raffinate nei disegni, curate nei colori e nei dettagli; o nella grazia del tocco stilistico; quanto piuttosto nell’efficacia espressiva del ritratto allegorico che ne viene fuori, essenziale e complesso al tempo stesso: quello della difficoltà nel diventare adulti e quindi di accettare la vita (anche sociale) con i suoi rosei e drammatici aspetti.
Tra le opere dell’autore giapponese questa è la più realistica perché, malgrado le apparenze fantastiche del racconto sempre in bilico tra concretezza e astrattezza, quotidianità ordinaria e eccezionalità fiabesche (scopa volante, radiolina che trasmette in inglese, le tante lingue in città, un gatto parlante, ecc…), tratta la crescita di una comune adolescente, non di una eroina invulnerabile, bensì di una ragazzina che come molte, di ieri o di oggi, affronta le prove, i dubbi, il crollo delle certezze e le inquietudini che la vita e i cambiamenti dell’età offrono. Tutte cose riflesse nei diversi stati d’animo di Kiki e nei cambiamenti in negativo da lei vissuti dopo i primi felici momenti (il raffreddore, il non riuscire più a capire il gatto o a volare sulla scopa, ecc…).
L’opera è tutto questo, ma anche di più. E’ una favola poetica di notevole fascino visivo, ricca di buoni sentimenti, intelligenza e fantasia, divertimento e avventura, stupore e commozione.
Il racconto, pur tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Eiko Kadono, è stato rielaborato da Miyazaki ispirandosi alle tante ragazzine che in cerca di indipendenza si trasferivano dalla provincia a una grande metropoli, come ad esempio Tokyo. Infatti la metafora del passaggio alla vita adulta è proprio in questo trasferimento di città, così come la molto europea città del cartoon, la trafficata e popolosa Koriko, è l’eloquente simbolo della raggiunta età adulta e di un mondo troppo ricco di spiacevoli sorprese, insidie, delusioni e minacce alla nostra speranza.
Ma è nell’animo di Kiki che l’autore svela il vero senso della storia: se i sogni e le nobili virtù della sua protagonista rischiano di perdersi sotto i duri colpi di una grigia realtà, e la strada per la maturità è più dolorosa del previsto, non per questo bisogna scoraggiarsi o arrendersi, perché la stessa realtà può riservare a volte altrettante possibilità per scoprire quanto possa essere affrontabile o ribaltabile questa condizione.
Allora non resta che farci avvolgere da questa coinvolgente e godibile pellicola d’animazione, e saliremo allegramente anche noi sulla scopa volante in compagnia di Kiki…