Il mio profilo migliore: la recensione di Jole de Castro

Ci si innamora sempre di una testa, mai solamente di una faccia. Questo in sintesi il messaggio che Safy Nabbou, regista e attore francese, ha sapientemente condensato nell’ora e 40 minuti di questo film, tratto dal libro di Camille Laurens, che mescola tematiche attuali, quali l’utilizzo dei social network e i rapporti virtuali, al tema universale dell’amore e dei sentimenti.
Claire (Juliette Binoche) è un’attraente donna sulla cinquantina, che si divide fra il lavoro di docente universitaria e i due figli adolescenti, che cresce da sola, dopo essere stata lasciata dal marito. All’inizio, non sappiamo altro, la vediamo raccontare la sua storia ad una apparentemente imperturbabile psicoterapeuta (l’efficacissima Nicole Garcia) che la ascolta, senza mai giudicarla. Così, scopriamo che ha imbastito un’improbabile relazione via facebook con Alex, un ragazzo molto più giovane di lei (Francois Civil), nonché amico del suo ex amante, che ignora completamente chi sia per davvero, ingannato dal profilo internet che lei ha sapientemente costruito per riuscire ad agganciarlo. Claire si finge Clara, una ragazza di 25 anni, che va ancora all’università e ha ancora tanti sogni nel cassetto, e arriva addirittura a corredare questa falsa identità con foto e video di una avvenente ragazza bionda, che scopriamo più in là essere sua nipote. La storia va avanti fra messaggini, telefonate notturne e momenti intensi di sesso virtuale (per la Binoche sensualissima, il tempo non sembra essere passato da quando ha girato Il Danno di Luise Malle). Alex e Clara finiscono per innamorarsi sul serio, lui riempie il vuoto della vita di lei, regalandole sensazioni ormai sopite da tempo e lei riesce a intrigarlo come non mai, al punto che lui arriva a pretendere un appuntamento. E qui comincano i guai. Come risolvere il problema? Svelando la bugia? Senza voler spoilerare, diciamo che il dilemma è senz’altro grosso ma non è poi tutto questo dramma.
Il film è ipnotico, intrigante, come la protagonista, la fotografia notevole, la colonna sonora di Ibrahim Maalouf coinvolgente. La diva del cinema francese regge ancora perfettamente i primi piani, regalandoci una serie incredibile di espressioni facciali, che ci fanno calare perfettamente nella mente del suo personaggio e a farci capire cosa prova una donna di cinquant’anni, ancora bella, che si accinge ad affrontare il delicato passaggio verso l’età matura e avverte un disperato bisogno di dolcezza. Sono tante le tematiche trattate nel film, dalla solitudine, al sesso via internet, all’inevitabile paura di invecchiare. Una sola la conclusione. Non c’è età per l’amore ma soprattutto, il fascino non ha età. Venticinque anni o cinquanta non fanno alcuna differenza così come lo strumento e il luogo non influiscono su quelle che sono le leggi inesorabili dell’attrazione e la verità è che tutto può cominciare da uno sguardo come da un like. “Tra di noi c’è qualcosa” dice Alex al telefono, quando Claire non si è data ancora la pena di cercare una faccia con cui presentarsi. E si, perchè quello che conta è quello che c’è dietro una faccia, quello che sta prima ed oltre. Alex si sarebbe innamorato della ragazza della foto se l’avesse incontrata nella realtà? Chi è Clara per davvero? Quale delle due donne, la prima o quella che sta dietro la tastiera? Inevitabile domandarsi che cosa sia l’identità virtuale, se non un condensato dell’anima e dei pensieri di qualcuno. Se tutto il resto, l’età, l’altezza, il colore dei capelli o degli occhi, non siano solo dei dettagli senza importanza, che ci aiutano a riconoscerlo ma non a definirlo.

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