Il lato positivo: la recensione di Matelda Giachi

Pat (Bradley Cooper) e Tiffany (Jennifer Lawrence), a seguito delle rispettive esperienze traumatiche (il tradimento da parte della moglie per lui, la morte del marito per lei) hanno scoperto di essere affetti disturbi comportamentali e sono stati sottoposti a cura psichiatrica.

Quando si incontrano sono degli emarginati, sono arrabbiati, feriti, si scambiano parole taglienti, ma hanno entrambi una gran voglia di sconfiggere le proprie debolezze e di tornare a vivere.
Nasce così un patto di mutuo soccorso: Tiffany aiuterà Pat a riconquistare la moglie e lui, in cambio, le farà da partner in una gara di ballo.
Da un semplice patto tra simili si svilupperà poi un complesso rapporto umano, fatto di liti, di sostegno, comprensione reciproca, urla seguiti da abbracci e sempre maggiore affinità.

In un film incentrato su disturbi della psiche, il punto di forza è l’equilibrio: dramma e commedia sono continuamente fuse insieme, senza che la bilancia penda mai più da una parte che dall’altra.
Tiffany e Pat affrontano un cammino scivoloso, durante il quale uno dei due inciampa e poi si rialza, in cui si alternano nel ruolo di incidentato e soccorritore.

E’ una storia reale quella che il regista David O. Russell, sulla base del romanzo di Matthew Quick, ci racconta.
Disturbi più comuni di quanto si possa pensare sono perfettamente inseriti all’interno di un contesto quotidiano in cui anche chi non è in cura dallo psichiatra ha comunque la sua piccola dose di nevrosi.

Equilibrio anche nel cast.
Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro e Jacki Weaver hanno tutti ricevuto la nomination all’Oscar, come protagonisti i primi, come non protagonisti i secondi. Non è cosa comune, in uno stesso film.
Ma questo quartetto di attori mostra davvero una grande alchimia. Le loro performances sono tutte di alto livello ma equilibrate fra loro; nessuna prevarica sull’altra e il risultato è tutto a favore della riuscita del film.

Il finale è sempliciotto e tirato via, come se, appena prima di girarlo, qualcuno fosse venuto ad annunciare: “Abbiamo venti minuti, poi dobbiamo smontare tutto, quel che è fatto è fatto.”
Il resto del film è valido e bello quanto basta a far perdonare il cascone in chiusura.

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