Salvo eventuali colpi di scena, il sipario sulla carriera di Clint Eastwood cala senza grosso rumore. “The Mule”, diretto e interpretato dalla stessa leggenda hollywoodiana, è un film di commiato, semplice e lineare, lontanissimo da quel capolavoro umano di Gran Torino, ma allo stesso tempo vivo e per niente superficiale. L’uscita di scena di un icona che all’alba dei novant’anni riesce ancora a portare in scena un carisma invidiabile, trascinato da una grinta mai doma e dalle solite frecciatine feroci, sparate come quei proiettili che lo hanno reso l’artista che è.
Non è un caso che le vesti di Earl Stone gli calzino a pennello. La (vera) storia di un floricoltore che ormai non più in tenera età si improvvisa corriere della droga per i cartelli fa forse più sorridere di quanto si possa pensare, targando il film come una sorta di commedia per larga parte di copione, salvo trasvolare nel dramma quando la doppia vita di Earl, che nel frattempo deve fare i conti con un effetto elastico verso l’affetto dei propri cari, inizia a presentare i conti.
Una regia asciutta, diretta. Anche se non c’è nulla che faccia gridare all’eccezionale, Eastwood riesce a sopportare l’intera pellicola sulle spalle senza subire il peso di un tema che per quanto tragico ormai non fa più notizia. Viceversa, a colorare, e non poco, il quadro politico risaltano un paio di scene di costume, eccessive quanto macchinamente didascaliche, quasi votate a “ripulire” qualche uscita chiacchierata dell’attore nel corso degli anni.
Nel cast figurano anche attori come Bradley Cooper, Lawrence Fishburne e Andy Garcia: timide caratterizzazioni educatamente distanti dal voler rubare la scena al vero protagonista. Impresa che sarebbe stata tutto tranne che facile, comunque, visto che il buon Clint cammina sulle proprie gambe dimostrando, ancora un’ultima volta, una classe d’altri tempi. Sibillino e rocker, gli occhi sempre penetranti capaci di adattarsi a ogni giro di valzer del film, tanto da rendere difficile capire quale sia stato per lui il male minore: se una corsa contro la legge o il distacco dalla famiglia.
Non è un caso se il film finisce in una sorta di compromesso senza veri vincitori, esaltando una redenzione interiore che mette in pace l’anima di una figura complicata e distaccata, che accetta ogni sfida che la vita gli riserva (che sia cedere il passo al commercio online, come imparare a mandare un messaggio), senza rimpiangere il passato.
“The Mule” è tutto in questo lascito senza pretese, una carezza che accompagna il vecchio cinema romantico con atmosfere da eroe western, a uno più moderno, concettuale e globalizzato.
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