Il libero arbitrio, questo sconosciuto. E’ la sintesi di questo film che, fra quelli tratti dai libri e racconti di Dick, è riuscito meglio. Chiariamo subito che la storia ha poco a che vedere con il racconto (e da appassionato di fantascienza nonchè fan sfegatato di Dick un pò me lo aspettavo) però il risultato ha diversi punti in comune con l’opera letteraria. Mi permetto un piccolo riassunto del racconto: il personaggio, come del resto tutti quelli che ruotano nell’universo ‘dickiano’ è un uomo comune, che lavora presso un’agenzia immobiliare. Un giorno, a causa di un errore da parte dei ‘guardiani’ (di un cane per l’esattezza, nel racconto anche gli animali parlano e agiscono), si ritrova nel bel mezzo di una ‘aggiustatura’, il mondo che gli appare dopo aver attraversato di corsa il marciapiede davanti al palazzo dove lavora appare grigio, in piena smaterializzazione (cenere, appena tocca qualsiasi cosa si disgrega come fosse cenere appunto, che si tratti di persone o di cose). Riconosciuto e inseguito dagli ‘aggiustatori’ lo portano al cospetto del loro ‘numero 1′ che gli racconta tutta la loro storia e dell’importanza del suo ritardo, non avvenuto per colpa di un errore dei suoi sottoposti, per il corso della storia mondiale (all’epoca della scrittura del racconto eravamo in piena guerra fredda). Il protagonista, pur di non avere la memoria azzerata, giura di non rivelare niente e finisce di nuovo a casa sua con sua moglie che lo accusa di avere un’amante perchè non sa spiegarle la sua scomparsa durata diversi giorni. Questo piccolo preambolo mi serve per confrontarlo col film che, ripeto, non è affatto male. Beh, qui il protagonista (interpretato da Matt Damon in piena forma devo dire, visto che non mi ha mai appassionato più di tanto come attore), candidato al senato per lo stato di New York, sfiora il raggiungimento dello scopo per colpa di una foto compromettente apparsa sul giornale. Pazienza,’dopo una scazzottata’, dal suo discorso post-elezioni,’non è importante come sei caduto, ma come ti rialzi’ (un pò scontata ma efficace). Ma nel bagno degli uomini incontra una giovane fanciulla (la bellissima e abbastanza brava Emily Blunt)che stravolge la sua vita, ma tanto, fino a farlo diventare un uomo comune, con un discorso comune, semplice e diretto sulla verità che si nasconde dietro la preparazione di una campagna elettorale. Talmente semplice da risultare ancora più incisivo.La trama prosegue poi con l’errore dei ‘guardiani’ (qui commesso da uno di colore) che si addormenta proprio nel bel mezzo dell’orario di azione (come il cane nel racconto) e da lì succede il caos: lui che rincontra lei sull’autobus, che scopre la ‘squadra aggiustatori’ che sta rimettendo nei binari la sua storia (scritta su di un quaderno sottoforma di linee e simboli,come nell’opera di Dick), peccato che le persone e l’ambiente è molto reale e non in fase di disgregazione come nel racconto. Viene inseguito e messo al corrente di loro,della loro ‘missione’e soprattutto del fatto che non dovrà più rincontrare lei. Lui però, a differenza del racconto, non ha paura, perchè ormai è un uomo comune, e farà di tutto per riaverla, anche dopo diverso tempo,tanto che i ‘guardiani’, sfiniti da tanti inseguimenti e correzioni, dovranno passare la sua ‘pratica’ ad uno più tosto (o come lo chiamano loro dei ‘piani più alti’). Il monologo, espresso dal nuovo ‘guardiano’ sulla loro esistenza e su come siano dovuti intervenire affinchè la razza umana non distruggesse il pianeta è un altro punto in comune col racconto (lì era per evitare una catastrofe nucleare) e adesso è di nuovo davanti a lui per dirgli che, se la lasciasse stare, diventerebbe il futuro presidente degli Stati Uniti d’America e lei, una delle più famose ballerine e coreografe del mondo. Basta? Forse sì, ma il tutto durerà nemmeno un anno; la notizia infatti del matrimonio imminente di lei con un altro farà nuovamente scatenare il quasi senatore e la trama, con l’inseguimento all’interno del palazzo dei ‘guardiani’,prenderà una piega davvero avvincente. Il finale, a parer mio, risulta un pò troppo ‘rivisto’ (da ‘Matrix’ a ‘Ritorno al Futuro’ tanto per citarne alcuni)e forzato (con il ‘diagramma’ della vita di entrambi i protagonisti totalmente in bianco da un certo punto in poi) ma il senso di fondo rimane: ognuno è artefice del proprio futuro, che sia scritto oppure no.Assolutamente da vedere, il ritmo serrato della narrazione lo rende un ottimo film a metà fra il psico/thriller e il classico d’azione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA- Home
- /
- Recensioni
- /
- Recensioni lettori
- /
- I guardiani del destino: la recensione di Nerofrank
Articoli Correlati