“Honey Boy” alla lettera. Com’il biopic di Robert Downey Jr. “Guida per riconoscere i tuoi santi” (Dito Montiel, 2006) o quello (falso) di Joaquin Phoenix “I’m Still Here” (Casey Affleck, 2010), più l’ambient’artistico de “La famiglia Fang” (Jason Bateman, 2015): un’infanzia disfunzionale che, perso l’effetto catartico per overdose, sfiora retorica e autoindulgenza con una vanità narcisisticamente sospesa tra esibizionismo e voyeurismo.
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