Hates – House at the End of the Street: la recensione di Giorgio Viaro

Uno degli effetti collaterali della vittoria di un Oscar, è che i tuoi film più vecchi vengono ripescati uno dopo l’altro e spediti in sala. Forse non è questo il caso di Jennifer Lawrence e di Hates – House at the end of the street (il film è vecchio soltanto di qualche mese: negli Stati Uniti è uscito a settembre 2012 con discreto successo), ma di sicuro rivedere la Lawrence in un ruolo così smaccatamente teen dopo averla scoperta adulta e premiata nell’appassionante Il lato positivo, fa un effetto strano, e un po’ incongruo, come vedere un genitore che dopo essere tornato a casa dal lavoro si toglie la giacca e si mette a giocare col pongo.

La storia. Elissa (la Lawrence) e la mamma Sarah (Elizabeth Shue) si trasferiscono in un esclusivo quartiere periferico – uno di quelli che lambiscono i boschi, affondando nella vegetazione: vogliono iniziare una nuova vita dopo un divorzio faticoso. Qui Elissa conosce Ryan (Max Thierot, il fratello scaltro di Norman in Bates Motel), adolescente solitario alle prese con brutti ricordi: anni prima la sorellina, con qualche rotella di troppo fuori posto, ha ucciso i genitori.
Elissa e Ryan fanno pian piano amicizia, e poi qualcosa di più, nonostante il ragazzo sia un tipo solitario e non troppo ben visto dalla comunità. Ma i conti non tornano, ed Elissa comincia a nutrire qualche sospetto sulla vita del suo nuovo amico.

Hates è il classico thriller a tinte forti che di solito si definisce “estivo”, per l’assoluta mancanza di ambizioni che esulino dalla variazione sul tema. Qui in realtà i temi sono due – le insidie del vicinato e l’amore giovane tra emarginati – e la cosa interessante è vedere come il film quasi lotta con se stesso per spendere una delle due carte a discapito dell’altra. Alla fine da qualche parte si arriva, e il viaggio è stato quel che è stato: rapido e indolore.
E poi la Lawrence in canottiera fa sempre la sua figura.

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Mi piace
La Lawrence ha una presenza scenica magnetica indiscutibile: che si tratti di una dramedy adulta o di un teen horror, non le stacchi gli occhi di dosso

Non mi piace
E’ il classico thriller pre-estivo senza troppe ambizioni

Consigliato a chi
Ama il cinema horror americano tradizionale, quello dei quartieri residenziali che nascondono vecchi segreti e dei rapporti di vicinato pieni di insidie

Voto: 3/5

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