Giovani Ribelli: la recensione di Matelda Giachi

“Kill your Darlings” è sbarcato a Venezia per la 70^ edizione della Mostra Internazionale d’arte Cinematografica, nella sezione “Giornate degli Autori”.
L’autore in questione è John Krokidas, che può dirsi fiero di essere stato regista e sceneggiatore di un’ottima opera prima.

I “giovani ribelli” del titolo italiano non sono altri che i maggiori esponenti della beat generation: Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe), Jack Kerouac (Jack Huston) e William Burroughs (Ben Foster).
O meglio, sono quelli che DIVENTERANNO i maggiori esponenti della beat generation.
Krokidas infatti ce li mostra ancora ragazzi, universitari alla ricerca di un proprio modo di esprimersi e insoddisfatti dalla lettura classica della poesia che la Columbia University offre loro.
Vogliono rompere gli schemi e allora strappano pagine di libri e coi frammenti tappezzano pareti.
Sono esseri umani in divenire. Questo il regista ha chiesto ai propri attori (lo dichiara Radcliffe stesso durante la conferenza che ha seguito la proiezione), di concentrarsi non sulle opere finite ma sul processo evolutivo che ha condotto ad esse.
Letteratura, crescita, scoperta, sessualità, droga… e il loro controverso rapporto con Lucien Carr (Dane DeHaan), che il talento lo può solo estorcere agli altri, ma il cui fascino da bello e maledetto fa da collante per il gruppo.
Fascino pericoloso, soprattutto per David Kammerer (Michael C. Hall), il più attempato tra i giovani.

Se pure non condotto in maniera particolarmente innovativa, il film ha ritmo e la storia è ben narrata.
Il cast si è trovato in ottima sintonia, dichiara il protagonista , sempre in conferenza (“siamo diventati amici molto stretti. Quando ti trovi a girare un film in 24 giorni o ti diverti o sono i 24 giorni peggiori della tua vita e noi ci siamo divertiti”), e questo traspare dalla pellicola. C’è chimica, funzionano bene.

Daniel Radcliffe, spesso criticato, è stata invece per me una delle sorprese della Mostra. Come attore innanzi tutto: non il migliore del cast, però Allen Ginsberg non ha niente di Harry Potter ed è ottimamente interpretato e caratterizzato da Radcliffe.
Come persona si rivela interessante, cordiale, desideroso di crescere e diventare un attore maturo, senza gesti eclatanti ma continuando semplicemente a studiare e a recitare.
Impressione condivisa anche da una fotografa di testate ufficiali, con cui ho avuto la fortuna e il piacere di scambiare due chiacchiere, e che ha sicuramente avuto modo più di me di stare a contatto con lui.

“Kill your darlings, insomma bisogna metaforicamente uccidere i propri cari per trovare la propria strada. Così anche tu vuoi uccidere Harry Potter,no?”.
A questa ORIGINALISSIMA domanda dell’intervistatrice Daniel risponde che non vuole affatto uccidere il mago che lo ha portato alla fama, nei confronti del quale è anzi molto grato, ma semplicemente andare avanti con la propria carriera.
Da tenere d’occhio; chissà che non ci riesca.

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