Attenzione ai capi che umiliano costantemente i propri dipendenti, perché potrebbero subire qualche vendetta. È quanto decide ad esempio il vessato Harry Deane (Colin Firth), critico d’arte specializzato in Impressionismo alle dipendenze del facoltoso e arrogante Lionel Shahbandar (Alan Rickman, il Piton di Harry Potter), impresario megalomane con una propensione per il nudismo. Deane matura un piano diabolico, anche se un po’ strampalato: far credere al riccone di aver intercettato un quadro mancante alla sua inestimabile collezione d’arte firmato Monet, nella roulotte di PJ Puznowski, una star dei rodeo texani (interpretata da un’atletica e pragmatica Cameron Diaz) che si presta alla truffa con un certo scetticismo. Nulla, ma proprio nulla, andrà però come previsto.
I film sulle truffe sono un genere ben rodato nel cinema hollywoodiano e la firma dei fratelli Coen è un marchio di garanzia per questo divertissement senza pretese, che offre gustosi sketch e i dialoghi brillanti un po’ surreali tipici dello stile dei due fratelli. Sembra quasi di assistere a uno spettacolo da vaudeville, con cambi di scena tipicamente teatrali, mentre gli imprevisti che potrebbero ribaltare la riuscita del piano si susseguono senza soluzione di continuità. Una scrittura godibile e vivace, che si affida al grottesco anche se qua e là inciampa nell’abuso di stereotipi e situazioni grevi per innescare la risata.
Il trio esperto d’attori si presta a questo gioco con naturalezza e grande savoir faire, ognuno adattissimo alla parte che presta, regalando a questo piccolo intrattenimento intelligente quello smalto che gli serve e compensando una messa in scena e una regia esili.
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La prova dei tre attori protagonisti e gli sketch, surreali ma efficaci
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Qualche abuso di situazioni grevi e stereotipi; messa in scena e regia esili
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