Quando due anni fa uscì nelle sale Fast and Furious 5, tutti, ma proprio tutti, entrarono al cinema pensando una ed una cosa sola: sarà il solito cliché macchine, omoni e donne mezze nude, grezzo fino al midollo e spoglio di originalità come un albero in autunno, una copia leggermente più esagerata e prepotentemente ignorante dei capitoli precedenti(soprattutto del diretto precedente, il meno riuscito della serie). Insomma, uno di quei film dove in un’ora e mezza ti fai una bella iniezione di adrenalina seduto comodamente nella poltrona del tuo cinema di fiducia, senza troppi pensieri e senza troppe pretese.
“Non mi sono mai sbagliato così tanto in tutta la mia vita” (citando Lo Hobbit), fu il pensiero di tutti, ma proprio tutti, subito dopo essere usciti dalla sala, con l’adrenalina a mille e soprattutto la sorpresa a duemila. Si perché, Fast and Furious 5 è quel tipo di action movie che tutti aspettavano di vedere: non solo macchine, omoni e donne mezze nude, ma anche cuore, ottime scene d’azione, ottime coreografie e battute veloci come se non vi fosse un domani. Il quinto capitolo ha riscritto, in pratica, le regole del franchise, senza tanti giri di parole. E questo sesto capitolo invece?
Fast and Furious 6 prende di peso quanto di “innovativo” c’era nel predecessore e lo piazza in un contesto più ampio. La storia, infatti, si dipana in due diversi continenti, America ed Europa, e all’interno del secondo addirittura arriva a toccare due diversi stati, cioè Inghilterra e Spagna. Ma più ampio non è necessariamente sinonimo di più qualità, anzi, a volte l’esagerazione porta a commettere errori, e Fast and Furious 6 ne ha di errori, ma nella sua messa in scena, così esagerata, così spettacolare ed esplicitamente menefreghista di logica, fisica e coerenza, riesce per due ore di proiezione e tenere lo spettatore con gli occhi incollati sullo schermo, perché se Vin Diesel, Dwayne Johnson e il regista Justin Lin decidono di fare sul serio, allora non può che venir fuori uno dei migliori action movie della stagione.
Parlando strettamente di trama, il concetto di “Famiglia” è sempre stato alla base della sega, ma qui, più che negli altri capitoli, viene sfruttato evidentemente in ogni contesto come puro e semplice espediente narrativo, spegnendo sul nascere problemi di ogni sorta e instradando la trama verso il più stucchevole finale possibile. In ogni caso in un film di questo genere, più badass che anima, la cosa che conta sottolineare non è la trama, banale e carica di cliché (assenti nel quinto capitolo), ma essenzialmente le scene d’azione, e qui il film regala ciò per cui è nato: puro intrattenimento cinematografico, con coreografie grandiose, impossibili e balorde sotto ogni aspetto. Essenzialmente questo è ciò che piace al pubblico di tali pellicole, tanto da strappare anche qualche applauso e molti sorrisi compiaciuti. Un enorme punto a favore!
Infine, da sottolineare la bravura di Luke Evans molto ad agio nei panni del Villain di turno, un ex-militare che dopo aver disertato mette in piedi un team di ladri, “gemelli cattivi” dei nostri protagonisti, affinché rubino attrezzature idonee a costruire un’arma estremamente pericolosa. Un buon personaggio, ben interpretato e sfruttato egregiamente.
Il franchise di Fast and Furious corre sempre più veloce negli anni, accorciando tempi di produzione (motivo per il quale il regista ha rinunciato alla direzione del settimo capitolo) e macinando sempre più soldi lungo la strada, man mano invitando a bordo sempre più personaggi. Sempre più grande, sempre più ricco. Attenzione poi alla frenata, perché potrebbe rivelarsi molto brusca. Ma per ora, NOS al massimo!
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