Dylan Dog: la recensione di Nerofrank

E’ stata dura, dico la verità, ieri sera entrare in sala per vedere un film come questo. Il mio ‘amore’ per DYD si era fermato già al numero cento della serie, quello a colori, col titolo ‘La Storia di Dylan Dog’. Non so tutt’ora il perchè, successe e basta. Ma non tergiversiamo: Il film l’ho visto e, uscendo un pò dai binari rispetto agli altri commenti che ho appena letto (compreso il mio), vi dirò che mi è piaciuto. Una reinvenzione del personaggio che, almeno per quanto mi riguarda, non è stata affatto scontata,banale oppure oscena. Certo, dobbiamo fare tutti un pò di ‘mente pulita’, rispetto al ‘vecchio’ “Indagatore dell’Incubo”, sulla porta del suo ufficio c’è scritto infatti ‘Private Investigator’ ma quando a tutto si dà una spiegazione abbastanza logica allora non vedo il perchè di farsi tanti problemi con bocche storte e quant’altro. Il film inizia con una bella carrellata su tutto ciò che rappresenta lui, DYD: La scrivania, il veliero da finire, il clarinetto (peccato che non suoni più ‘Il Trillo del Diavolo’ di Giuseppe Tartini), la tazza con scritto ‘London Police’, il suo quaderno pieno di appunti scritti con la consueta penna stilografica (peccato che non sia una penna d’oca), il teschio che rimanda a Francesco Dellamorte Dellamore (questa volta però è finito), una fotografia alquanto ambigua: lui vestito alla ‘Ispettore Bloch’, con tanto di calotta messa sulla testa per imitare la famosa pelata, e quel personaggio accanto a lui che non si capisce bene se sia il suo inseparabile socio Groucho o qualcun altro (a me però piace pensare così e non credo che qualcuno possa smentirmi). Il Dylan Dog di adesso è cambiato, non vuole più alcun socio, è fuggito da un passato che l’ha reso celebre ma non è avvenuto per caso. I ricordi riaffiorano piano piano, ad esempio quando incontra i poliziotti di New Orleans che definisce ‘vecchi colleghi’, lui che è stato un ‘bobby’ londinese prima di diventare Indagatore dell’Incubo. Un trascorso amoroso burrascoso e strano, ma d’altra parte non fu così anche con la bella Morgana? Nel numero 25 della serie, semplicemente un capolavoro. E Marcus? Vabbè, non dirà di continuo barzellette stupide, doppi sensi inutili o quant’altro siamo stati abituati a leggere e per i quali abbiamo sorriso; ma anche Marcus ha i suoi ‘difettucci’, specie dopo che è divenuto uno zombie in tutto e per tutto: insofferente ad essere solo un piccolo assistente/sguattero (lo era anche Groucho, tranne che per l’insofferente), pieno di domande, spesso innocenti, sempre afflitto da un continuo lamentarsi che porta Dylan a ripetergli sempre di stare zitto e di chiudere la bocca (guardacaso lo faceva anche il ‘vecchio’ Dylan no? E allora). Che dire poi? Ah, la frase storica, quella c’è e non viene detta che due volte sole, ma mai senza un perchè o per riempirsi la bocca. Cos’ come quella sul suo ‘quinto senso e mezzo’ o del suo passato che per ora è solo ‘americano’. Poi ci sono i mostri, tutti quelli che conosciamo e che hanno reso DYD famoso: Licantropi, Vampiri e immancabilmente gli zombie. La guerra fra i primi due inizialmente mi ha riportato indietro a film inguardabili come la serie ‘Blade’ oppure ad altre stupidaggini. Ma solo per un momento; il gotico in fondo c’è, anche se non si può ambientare il tutto in una terra come la Transilvania. I Vampiri lottano per avere il ‘cuore di Belial’ (se si fosse chiamato Abraxas forse la gente avrebbe ricordato meglio ma è stato meglio così. Per i parenti storici c’è sempre tempo) e conquistare così quella supremazia che da tempo invocano. I Licantropi idem, e la storia per un secondo prende la piega di ‘Romeo e Giulietta’. Con due membri di razze diverse che si innamorano e vorrebbero che tutto finisse. Poi ci sono gli zombie. I becchini di questa storia, in una città dove i civili sembrano chiusi in riserve come gli Indiani d’America.E anche qui c’è una spiegazione, bella gotica come piace a tanti (compreso il bibliotecario ‘Borelli’ che ricorda benissimo qualcuno che fa l’editore del personaggio in questione,pieno di ‘latinorum’ ma non come Don Abbondio), e di come lo stesso DYD si sia trovato a doverne far parte, senza disturbare nessuno fino ad ora (compreso il vampiro ‘Sclavi’….suo cratore….).
Il finale è abbastanza inaspettato. Tutto questo pastrocchio, e delle volte si perde un pò le fila ma non più di tanto devo dire,è nato da una donna (ma guarda….) il cui unico scopo era quello di assoggettare i cattivi quando invece gli stessi cattivoni stavano nel loro senza rompere le scatole a nessuno, ‘respiranti’ oppure no. Diciamoci la verità: questo film è fatto bene, di storie così gli albi di DYD ne sono pieni e chi lo legge con ammirazione, o l’ha letto come il sottoscritto, lo sa più che bene. Se poi ci si ferma solo al fatto che il maggiolino (anzi, maggiolONE) che non è più bianco con la capottina nera (compresa la atarga che non ha più il ‘666’ dopo la scritta ‘DYD’),che non ci sia un campanello che strilli “UUUAAARRGGHH”,che (come ho già scritto sopra) Groucho non compaia,così come Bloch, Londra, le dimensioni alternative, il Dottor Xabaras, Moragana e tutti gli altri a seguire che hanno reso celebre il fumetto da farlo arrivare a tagliare il traguardo dei venticinque anni proprio questo agosto, allora ci fermiamo solo alla superficie. Questa pellicola ha reso omaggio a un fumetto che ha fatto storia, lo ha reinterpretato sono d’accordo ma senza sminuire o snaturare alcunchè. Il guaio, se così si può dire, sarà se, ho scritto ‘se’ attanzione, decideranno di fare un seguito. Perchè se l’inizio è in alcuni caso bellino, non significa che il continuo lo sia altrettanto. Speriamo e intanto….tanti auguri ‘old boy’.

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