Fino a Big Fish, con una piccola eccezione per La sposa cadavere, la notizia dell’arrivo di un film di Tim Burton sul grande schermo era una garanzia. Era chiaro che vi si sarebbero trovati, immersi in un universo gotico popolato delle più inventive creature che si potessero immaginare, personaggi emarginati e sofferti come Edward Mani di Forbice o come Jack Skeletron, con cui condividere complessi e sentimenti di emarginazione. Avevamo la certezza che in quel weird weird world ci saremmo sentiti empatici e inteneriti dai protagonisti, che avremmo sofferto per loro, che il cuore ci si sarebbe gonfiato di tenerezza e stupore (per questo riponiamo tutte le nostre fiducie in Frankenweenie).
Da La fabbrica di cioccolato in poi, con un apice catastrofico nella parentesi-Disney Alice in Wonderland, di fronte a un nuovo titolo burtoniano sappiamo già che ci imbatteremo in uno scenario magniloquente di belle immagini e personaggi freak e disfunzionali vari, verso cui, però, difficilmente proveremo un’autentica partecipazione emotiva.
Non fa eccezione al discorso l’ultimo suo film, Dark Shadows, nato dalla passione di regista e attore protagonista (il solito istrionico Johnny Depp alle prese con uno dei suoi personaggi culto dell’infanzia) per il vampiro Barnabas Collins, star di una serie tv fine anni ‘60 interpretata dal recentemente scomparso Jonathan Fry.
Non che Johnny non sia bravo e simpatico nel ruolo di questo poveraccio dalla parlata settecentesca, trasformato in vampiro dalla strega maliarda Eva Green (in una delle sue interpretazioni più convincenti e spiritose), che vuole possederlo a tutti i costi e che – non riuscendovi – lo seppelisce vivo per 200 anni in una bara fino al giorno in cui casualmente non viene disseppellito da alcuni operai.
Non che tutto il contorno di attori da cui è circondato, nei panni della ultra-bizzarra famiglia Collins che popola l’imponente e misterioso maniero, non faccia il suo dovere, dalla matriarca Michelle Pfeiffer alla lolita Chlöe Moretz (che film dopo film impressiona per versatilità e bellezza), ma è tutta la costruzione del film che diventa via via un divertissement dichiarato, un gioco pieno di ironia sottile e humour raffinato, dalla confezione elegantissima, in cui sia regista che protagonista hanno dato libero sfogo alle loro passioni: dai classici della Hammer al Nosferatu di Murnau. E lo dimostra anche il finale, che come spesso accade nel cinema del terzo millennio, finisce in bagarre (ci si perdoni lo SPOILER): con una battaglia finale, in cui si sprecano le citazioni, da La morte ti fa bella fino a Twilight (ma con intento parodistico).
Impreziosito da una splendida colonna sonora e da un’ambientazione vintage che resuscita con pochi tocchi calibrati gli anni ’70, tramite una confezione impeccabile spalmata di Burton’s Touch, il film a un livello superficiale intrattiene e diverte, ma non riesce a penetrare oltre il livello epiteliale, facendoci rimpiangere ancora una volta quel Circo Burton che per anni ci ha incantato e commosso.
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Mi piace: lo humour sottile e un po’ british. Il vampiro bislacco e seduttore interpretato da Johnny Depp. Il cast molto solido. La confezione pregiata.
Non mi piace: la dimensione da divertissement del film.
Consigliato a chi: ai fan del mitico duo e a chi cerca un’evasione raffinata.
VOTO: 3/5
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