Come un tuono: la recensione di Giorgio Viaro

Come in un melodramma dell’accoppiata Inarritu-Arriaga, ma senza la struttura “a incastro” che ha reso celebre il duo di 21 grammi e Babel, nel nuovo film di Derek Cianfrance (Blue Valentine) le vite di un pugno di personaggi si incrociano e colmano a vicenda, fino a lasciare traccia di sé sulle generazioni a venire. Luke (Ryan Gosling) è un motociclista acrobata, che lavora in un circo itinerante. Quando fa tappa a Schenectady – New York – ritrova Romina (Eva Mendes), una vecchia fiamma, e scopre che lei ha appena avuto un figlio da lui. Per prendersi cura dei due, Luke non trova niente di meglio che mettersi a rapinare banche. E qui entra in campo Avery Cross (Bradley Cooper), poliziotto integerrimo, alle prese pure con i colleghi corrotti. L’incontro tra i due avrà conseguenze che si trascineranno per molti anni.

Chi, appunto, ha già visto Blue Valentine, conosce bene i toni da romance realista amati da Cianfrance, qui parecchio contaminati con il thriller: sono in pochi ad essere altrettanto capaci di stringere il pubblico ai personaggi con una manciata di inquadrature e dettagli. In questa prospettiva la prima parte del film è anche la migliore, quella in cui Gosling fa pesare il suo carisma, lo status e la presenza da divo vero: l’alchimia nei suoi duetti con Eva Mendes è già leggendaria (la storia ha avuto seguito fuori dal set…). E poi c’è Ben Mendelsohn (Animal Kingdom), che è sempre un bad guy con i fiocchi. I due comprimari permettono a Gosling di tirar fuori molte note diverse dal suo personaggio, tutte a lui congeniali: l’orgoglio, l’impaccio, la rabbia, l’amore romantico e quello paterno, secondo la miscela di durezza e fragilità che lo ha reso celebre oggi esattamente come accadeva a Brando 50 anni fa.

Tanto forte e iconica è la prima ora, però, che la seconda – quella che vede protagonista Bradley Cooper – fatica a reggere il colpo: il film si “normalizza”, assumendo toni da cop movie tradizionale. Per di più la coolness di Cooper (e del film) è quasi azzerata da un look francamente poco azzeccato. Non che Come un tuono diventi brutto, ma dopo un’ora di lacrime e adrenalina è come se si sedesse. Nell’ultima mezz’ora, infine, si tirano le fila della storia e si capisce meglio il senso “teorico” di tutta l’operazione, il tentativo di Cianfrance di confezionare una tragedia classica e moderna assieme, basata sul teorema che le colpe dei padri ricadano sempre sui figli. La dimostrazione fila liscia, ma decisamente non è la ragione per cui vi consiglieremmo il film.

Leggi la trama e guarda il trailer del film
Guarda i primi cinque minuti del film

Mi piace
La regia “calda” di Cianfrance, l’alchimia tra Ryan Gosling ed Eva Mendes

Non mi piace
Qualche lungaggine di troppo, che alla fine pesa

Consigliato a chi
Ha amato i primi film americani di Inarritu, 21 grammi e Babel, ma anche The Burning Plain di Arriaga

Voto: 3/5

© RIPRODUZIONE RISERVATA