Se i generi cinematografici fossero gesti atletici, se ne potrebbe stabilire più facilmente il valore, secondo canoni disponibili a tutti. Così, per esempio, sarebbe molto facile decidere il valore di un film come Codice 999, che attorno ai luoghi comuni del noir – la rapina in banca, il rapporto di fratellanza tra delinquenti, l’agente doppiogiochista, l’ombra lunga della malavita – esegue un gesto cinefilo perfetto, armonico e compiuto.
Siamo ad Atlanta, in Georgia, dove una banda di ladri lavora al soldo della mafia russo-ebraica (guidata da una inedita e spietata Kate Winslet). Ne fanno parte un ex militare dei corpi speciali, un ex poliziotto tossicodipendente, e due che la divisa la vestono ancora, compreso un detective della Omicidi. Il primo colpo fila liscio come l’olio, ma per finire il lavoro ce ne vuole un altro, rischioso il doppio – un’incursione in un deposito governativo di massima sicurezza. Per portarlo a termine il gruppo decide di sfruttare il codice del titolo: 999 significa “agente a terra”, e quando un poliziotto muore si scatena la caccia all’uomo, mentre resto della città rimane sguarnita. Chi ammazzare, tra i colleghi della Centrale?
John Hillcoat non è Michael Mann, e la vita di guardie e ladri – mogli giovani, figli contesi, fratelli d’armi – perde in romanticismo quello che guadagna in ferocia. Nei tavolini d’angolo di brutti night club, al fondo di parcheggi sotterranei e tra le villette a schiera dei quartieri popolari, spacciatori messicani e poliziotti onesti fanno la stessa vita schifosa; solo chi ruba e ammazza in modo sistematico, chi delinque su larga scala e in combutta con le istituzione, si può permettere i piani alti della downtown. Il resto della città è un porto d’ombre, l’espressione di una crisi assoluta – economica, sociale, normativa.
Cinema nichilista, duro come il cemento, che nel groviglio di tradimenti salva solo un matrimonio e il rapporto tra uno zio e il nipote. Sono l’ultima luce di una civiltà già inghiottita dalle tenebre, dove l’omicidio, due volte su tre, sembra un atto di clemenza.
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Mi piace
Un noir vero, con alcune delle rapine migliori degli ultimi anni
Non mi piace
Quel che si guadagna in tensione, si perde in romanticismo
Consigliato a chi
Cerca un cinema di genere innamorato dei suoi luoghi comuni, ma anche capace di rinnovarli
Voto: 4/5
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