Mi è piaciuto vedere come un gruppo di persone che non hanno niente a che vedere con la recitazione riescano a mostrare quello che hanno dentro di sè, nella maniera più naturale e disarmante possibile. Un gruppo di carcerati, con vite diverse, pene differenti e culture differenti che mettono in scena un’opera nientemeno che di William Shakespeare. Mi è piaciuto assistere alle loro interpretazioni, agli accenti che rimandano alle loro origini, alle discussioni, alle liti (dovute al riaccendersi di rancori mai sopiti o di ricordi mai cancellati), alle domande più o meno scontate. Mi è piaciuto meno però lo scorrere del film. Troppo lento, pesante. Accompagnato per giunta da una colonna sonora che conciliava per lo più il sonno (come è quasi capitato a me). Comprendo che non si trattava di un film d’azione in puro stile U.S.A. ma sicuramente si poteva lavorare di più sulla leggerezza (in senso buono) della regia. Complimenti comunque a queste persone, perchè di questo si tratta. Persone che, dall’interno di una cella dove stanno scontando la loro pena, hanno tirato fuori il meglio di loro.
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