Automata: la recensione di Mauro Lanari

Aspettative deluse? Ma poteva essere altrimenti, ossia hanno ancora qualcosa da dirci i Dick, gl’Asimov, mettiamoci pure i Ballard? Sono assurti al rango di classici, la loro lezione è sempr’attuale, ma c’è la possibilità di ripeterla aggiungendovi qualcosa di nuovo oppure ulteriori progetti sui loro temi nascono spompati in partenza? Ibáñez ripropone apportando delle variazioni più di facciata che di contenuto, estetiche quanto estetizzanti e persino anestetizzanti. A volte il personaggio di Banderas sembr’essere sul punto di riflessioni, considerazioni e scelte esistenziali affascinanti poiché inedite, poi invece si torna a scivolare verso strade già battute, percorse, arcinote. L’esordiente cineasta avrà già una cifra formale riconoscibile, una propria distinta identità stilistica, un tratto registico unico e caratteristico, tuttavia finché l’applicherà a una materia così convenzionale non perverrà allo status d’autore. O il salto di qualità dovremo attendercelo da un’intellgenza artificiale, e magari per un pubblico solo di suoi simili? 33% su RT.

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