Angèle e Tony: la recensione di Valentina Torlaschi

Una favola realista. Ecco cos’è Angèle e Tony. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini, invece no. Perché quest’opera prima della regista francese Alix Delaporte (presentata all’ultimo Festival di Venezia), riesce perfettamente a fondere una storia d’amore fiabesca e inverosimile con un’ambientazione prepotentemente vera, contemporanea. E questa è la grande originalità del film. In un paesino portuale della bassa Normandia divorata dalla crisi economica Angèle troverà il suo principe azzurro (Tony), e alla fine vivranno tutti felici e contenti. Ma Angèle non è certo una principessa; piuttosto una donna allo sbando, da poco uscita dal carcere, il cui disperato bisogno di ricostruirsi una vita è forte come quello di respirare. Tony, d’altro canto, non ha il physique du rôle del principe; altrettanto schivo e disorientato, è un pescatore segnato da un passato difficile. I due s’incontreranno tramite un annuncio e, tra attese e lenti avvicinamenti, con una poesia e una facilità disarmante (ma questa è la magia delle fiabe…), l’amore trionferà su tutto.
Il film si regge su una sceneggiatura di ferro che restituisce con precisione la realtà sociale ma anche le emozioni primarie dei protagonisti, anime lacerate che cercano istintivamente di stare a galla aggrappandosi l’una all’altra. Una sceneggiatura che costruisce immagini poetiche e metaforiche come quella, reiterata, della strada su cui i vari personaggi passano e si trasportano a vicenda. In bici, in moto, in macchina. Perché ognuno di loro ha bisogno di qualcun’altro che lo conduca, lo trascini nelle strade della vita.
Oltre alla sceneggiatura, il film deve gran parte della propria riuscita all’alchimia tra due attori superlativi. Lei (Clotilde Hesme) nel rendere la schizofrenia di una donna problematica e irrequieta; lui (Grégory Gadebois) nel trasformare un lupo di mare scorbutico e non bello in un uomo incredibilmente affascinante. Tanto che– come dice la regista – alla fine vorresti «stare tra le sue braccia». Ed è vero.
Con una regia che ricorda il realismo poetico francese e la delicatezza dei sentimenti di Truffaut, Angèle e Tony è un piccolo film, certo non semplice e fortemente autoriale, pieno di umanità e realtà. Il tutto “dipinto” da una fotografia acre che sottolinea la luce malinconica di quella Normandia dal mare minaccioso e dai cieli carichi di pioggia vista non molto tempo fa in Welcome.

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Mi piace
La costruzione di questa storia d’amore che racchiude insieme la poesia delle favole e la descrizione realista di una Normandia divorata dalla crisi economica. E poi l’alchimia tra due attori superlativi.

Non mi piace
Certi personaggi secondari che inevitabilmente sono poco approfonditi e risultano un po’ superficiali. Penso all’estemporanea presenza della ragazza spagnola.

Consigliato a chi
A chi ama le storie d’amore che sembrano delle fiabe ma che anche un cinema impregnato di realtà. Insomma, a chi ama Vigo, Truffaut e i Dardenne.

Voto: 4/5

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