A Star is Born

La storia d'amore tra Bradley Cooper e Lady Gaga rapisce e scalda il cuore: un film romantico destinato a marchiare a fuoco la memoria del cinema sentimentale contemporaneo, con due protagonisti strepitosi e incredibilmente affiatati

A Star is Born: la recensione
PANORAMICA
Regia (3)
Interpretazioni (4)
Sceneggiatura (3)
Fotografia (2.5)
Montaggio (3.5)
Colonna sonora (5)

Jackson Maine (Bradley Cooper) è un musicista country e rock di enorme successo. Un giorno si imbatte, in un locale popolato da drag queen, nella sconosciuta cantante Ally (Lady Gaga), se ne innamora in maniera totale e incondizionate e inizia a corteggiarla. Decide anche di farla salire sul palco insieme a lui durante un suo concerto, per cantare a due voci una canzone da lei scritta.

Da quel momento, per Ally, è l’inizio di una notorietà internazionale che le regalerà una carriera dorata ma anche un privato sempre più in frantumi, a causa dei problemi di Jack con l’alcol e con una figura paterna ingombrante e mai assorbita del tutto. Mentre una star nasce, un’altra si ritrova a fare i conti con la tentazione dello spegnimento precoce, della polvere di stelle con cui incenerire la propria icona, affogando nella dipendenza e perfino nella gelosia per la consorte e la sua scalata all’empireo della musica.

Per il suo esordio alla regia, Bradley Cooper, uno degli attori americani più iconici del nostro tempo, perfetto sia per i tempi tragici che per quelli romantici e sentimentali (oltre che comici), porta sul grande schermo il terzo remake del classico È nata una stella (1937) di William A. Wellman, dopo quelli firmati da George Cukor nel ’54 e Frank Pierson nel ’76.

La volontà, chiarissima, è quella di aggiornare questa storia dal fascino e dalla presa sul pubblico eterni e indistruttibili per trasportarla ai giorni nostri. Ma A Star is Born va anche oltre: è pura epica sentimentale e melodrammatica, nella quale il contatto infuocato con la fama è ancora più sofferto del passato.

Amplificato, naturalmente, dalla difficoltà di rimanere ad alti livelli nel complesso mondo dello star system e dello showbiz di oggi. Perché se non sei puro, se non dai tutto te stesso sul palco, come dice in maniera inequivocabile Jack ad Ally, sei destinato a sparire in una bolla di sapone, a non essere più ascoltato da nessuno.

Niente di nuovo sotto il sole, naturalmente, ma Bradley Cooper e Lady Gaga sono una coppia dall’alchimia erotica e tragica incandescente, capaci di alternare, come effetto sullo spettatore, calde lacrime e viscere attorcigliate. Li metti nella stessa inquadratura e il gioco è fatto, sia nelle scene delle performance dal vivo che in quelle più intime e ripiegata su se stesse.

Sono un duo che resterà nell’immaginario collettivo e che di sicurò sbancherà ai prossimi Oscar, dove pare scontata una nomination nelle categorie degli attori per entrambi e forse anche qualcosa in più. A stupire è proprio la Germanotta, performer da urlo ma anche interprete sfumata e misurata, senza trucco, come richiesto da Bradley, impeccabile. Dà l’idea di tenere il mondo intero dentro i suoi occhi e di poter fare tutto e il contrario di tutto, senza limite alcuno (è nata una stella anche sul versante della recitazione? Senza dubbio).

A Stars is Born, con queste premesse, si candida a diventare un vero e proprio guilty pleasure romantico per le nuove generazioni (sia detto per i cuori di pietra più sprezzanti), anche grazie all’apporto ruspante e grezzo della regia di Cooper. Così calda e sexy nell’approccio (un po’ come la sua prova d’attore, anche se alle prese con un personaggio fastidioso e spigoloso) da spingere il cuore oltre l’ostacolo dell’enfasi e dei propri stessi limiti.

Il film fa sostanzialmente lo stesso, ottiene il massimo col minimo, lavora sull’epidermide dello spettatore con semplicità, onestà, cuore, a mani nude. La sensazione è che non commuoversi al cospetto della prima esibizione assoluta di Ally sul palco insieme a Jack sarà durissima (quasi) per chiunque. Fermo restando che la colonna sonora, a cominciare dall’incredibile e travolgente Shallow, è destinata anch’essa a diventare un cult da consumare ascolto dopo ascolto, lasciandosi cullare e trascinare con scomposta dolcezza.

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