Gli anni ’80, i giornali, le edicole, la musica, la grafica delle copertine e delle pubblicità.
E poi le auto, i treni, l’architettura spoglia e ripulita; gli ascensori, i portoni e le strade. Bob 84 di Vincenzo Filosa e Paolo Bacilieri, edito da Panini Comics, è prima di tutto una storia fatta di immagini: ogni sequenza è piena di dettagli, ogni pagina riesce a evocare con efficacia l’Italia e le sue città; e le vignette offrono costantemente nuove soluzioni per tenere alta la tensione. Si sale vorticosamente, e non si rallenta mai.
Nel tratto di Bacilieri, la sceneggiatura di Filosa – così carica e così spessa di parole – trova un andamento e un ritmo definiti. Questo non è solo un poliziottesco: è un fumetto ricco di ossessioni e di ricordi, che parla di un uomo, un investigatore, che non riesce a superare la morte di un collega e che per catturare il colpevole è pronto a tutto. Anche ad abbandonare la sua vita e la sua famiglia. I nomi, in Bob 84, sono quasi secondari. Ci sono riferimenti e citazioni continue, e molti dei personaggi ricordano persone realmente esistite. Ma la cosa più interessante, alla fine, è il tono stesso della narrazione. L’atmosfera del racconto è come sospesa, divisa tra passato e presente, tra le memorie di un incidente e l’ansia della ricerca. Tutto sembra etereo, fuggevole, poco consistente. È lì, a portata di mano; e allo stesso tempo è lontano e irraggiungibile. Ventura, il protagonista, è tormentato. È sempre in tensione, sempre pronto a scattare. Non è semplicemente una guida per il lettore: è un compagno, qualcuno da ascoltare e da seguire. Il suo viaggio è un viaggio senza fine, che comincia nella sua testa, che prosegue sulla carta, tra i ritagli di giornale, e che poi lo porta dall’altra parte del mondo, in un locale rumoroso e affollato. In Bob 84, però, non c’è solo il genere.
Quello di Filosa e di Bacilieri è un vero e proprio tuffo nel passato, che cerca e ricostruisce una particolare estetica e che è in grado di dare a tutti i personaggi una loro profondità e credibilità. Bob 84 è affilato, divertente, veloce. Mai frenetico, mai confuso. Ogni cosa è al suo posto, e ogni elemento, anche il più piccolo, ha la sua importanza. Ventura vuole vendicarsi, non vuole fare giustizia. E il suo rivale, così iconico e così caratterizzato, non è un mostro, non è un cattivo bidimensionale e prevedibile. È, a suo modo, un simbolo. Ed è nella sua assenza, nella continua tensione della fuga, che mostra il suo vero valore: è un mercenario, un assassino; ama cantare, è criptico, affascinante, furbo. Ventura, invece, è più umano, eternamente fallibile, incapace di riconoscere i bisogni della sua famiglia e di avere un equilibrio nella sua vita. Nel fumetto di Filosa e di Bacilieri tutte queste cose, tutte queste sfumature, sono facilmente riconoscibili. C’è il cacciatore e c’è la sua preda, e c’è una strada lunghissima da percorrere; e poi, a lato, c’è tutto il resto. Una cornice fatta di suoni, di parole e di segni.
Credit foto © Panini comics
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