C’è stato un momento, nella recente storia, in cui la febbre da Dan Brown sembrava aver colpito ovunque: dai libri ai film, le sue controverse storie sono andate ad intaccare alcuni dei concetti base della cristianità, tanto che sia l’autore che i prodotti derivati dal suo lavoro sono stati spesso osteggiati. L’ultimo dei detrattori in ordine di tempo, a quanto pare, è l’insospettabile star de Il Codice Da Vinci, Tom Hanks.
Durante un’intervista al New York Times in cui ha ripercorso gran parte della sua carriera, il celebre attore oggi 65enne ha parlato proprio dei tre film che li hanno visto protagonista nei panni di Robert Langdon: Il Codice Da Vinci nel 2006, Angeli e Demoni nel 2009 e quindi Inferno nel 2016. Si era detto disponibile anche ad una versione di Il Simbolo Perduto, libro di Dan Brown poi adattato nel 2021 in una serie Peacock con Ashley Zukerman e Eddie Izzard cancellata dopo una sola stagione.
«Oh mio Dio, quella era un’impresa commerciale – ha detto Tom Hanks a proposito della sua personale “trilogia” – Quei sequel su Robert Langdon sono un mucchio di balle. Il Codice Da Vinci era una cavolata. Voglio dire, Dio benedica Dan Brown, ma dice ‘C’è una scultura in un posto a Parigi!’, poi ‘No, è da quest’altra parte’, ‘Vedi come questa croce forma una mappa? Beh è una sorta di croce‘». L’attore ha poi aggiunto: «Sono deliziose cacce al tesoro storicamente accurate come un film di James Bond lo è sullo spionaggio. Ma sono cinici come un cruciverba. Abbiamo solo promesso un po’ di distrazione. Non c’è niente di male con una buona operazione commerciale, a patto che lo sia».
A quanto pare, per Tom Hanks non è sempre stato così: «Quando siamo arrivati al terzo, abbiamo dimostrato che non era una così buona operazione commerciale». Quindi, ha aggiunto un piccolo e curioso aneddoto personale: «Era il mio 40esimo e qualcosa compleanno. Stavamo girando al Louvre di notte. Mi sono cambiato i pantaloni di fronte alla mona Lisa! Mi hanno portato una torta nel Grand Salon. Chi può avere un’esperienza del genere? C’è cinismo in questo? Diamine, no!».
Nella stessa intervista, Tom Hanks non si è limitato a sparare a zero su Il Codice Da Vinci, ma è tornato anche su una questione che oggi sarebbe ritenuta molto più spinosa: la parte di un omosessuale malato in Philadelphia, che gli valse il primo dei due Oscar consecutivi del 1994 e 1995 – il secondo per Forrest Gump, di cui è stato mostrato da poco un remake indiano. «Film legati al loro tempo, oggi non riusciremmo a farli» ha detto, per poi commentare il fatto che oggi un attore etero difficilmente potrebbe interpretare un personaggio gay: «Gary Sinise non potrebbe interpretare il Tenente Dan perché ha le gambe?».
Poi però ha anche aggiunto: «Parliamone: oggi un etero potrebbe fare quello che ho fatto in Philadelphia? No, e giustamente. L’intero punto del film era non aver paura. Una delle ragioni per cui le persone non avevano paura di quel film era che io interpretavo un uomo gay. Ora abbiamo superato tutto questo e non penso che le persone accetterebbero l’inautenticità di un etero in quella parte. Non è un crimine chiedere da un film che sia più autentico in questi tempi moderni».
Cosa ne pensate? Siete d’accordo con Tom Hanks su Il Codice Da Vinci e Philadelphia? Fatecelo sapere nei commenti.
Foto: Lionel Hahn/Getty Images
Fonte: NYT
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