Transformers: Dark of the Moon, 20 minuti visti per voi in esclusiva!

La nostra inviata da Los Angeles ha visto in anteprima alcune scene del film ed ha incontrato il regista Michael Bay, Shia LaBeouf e Rosie Huntington

Shia LaBeouf e i super robot tornano al cinema per quello che è uno dei più attesi popcorn movie di questa stagione estiva alle porte: Transformers 3: Dark of the Moon. Prodotto da Steven Spielberg, anche questo terzo episodio della saga è diretto in 3D da Michael Bay, che abbiamo incontrato per voi in un’anteprima di 20 minuti del film, e che ha fama di essere uno dei migliori registi viventi in quanto a scene d’azione ed esplosioni mozzafiato. Bene, questa volta Michael Bay sembra aver superato se stesso, creando un film che, per quei minuti che ci è stato dato modo di vedere, non permette allo spettatore di riprendere fiato, tra spettacolari battaglie, esplosioni devastanti, inseguimenti adrenalinici, sparatorie e grattacieli che si spezzano in due. Tutto è spinto al limite.

Sotto, una descrizione dei 20 minuti di Transformers: Dark of the Moon, direttamente dalla nostra inviata:

La trama

Michael Bay si è raccomandato più volte: non rivelate troppo. Anche volendo è difficile farlo. Dalle immagini, senz’altro accattivanti e suggestive, emerge più che altro un “disaster movie”, in cui gli alieni hanno preso possesso del pianeta terra, devastato da mille battaglie. Il cattivo sarà Shockwave, tiranno di Cybertron, che ha conquistato il pianeta natale dei Transformers, dopo la dipartita degli Autobot e dei Decepticon.

Un ufficio inclinato di 45 gradi

Una delle scene mozzafiato del film rappresenta la distruzione di un grattacielo di Chicago, letteralmente spezzato in due. All’interno, naturalmente, si trova un gruppetto di coraggiosi, fra cui il protagonista Sam Witwicky (Shia LaBeouf) e la sua fidanzata Carly (Rosie Huntington-Whiteley). Il palazzo si spezza e si piega su se stesso e tutto, scrivanie, sedie, computer e persone, scivolano sul piano diventato inclinato. Non si tratta di un effetto speciale realizzato al computer ma di una enorme stanza, ricostruita negli studi della Paramount a Hollywood, la cui superficie riesce davvero a muoversi, inclinandosi di 45 gradi.

Gli uomini volanti

Michael Bay ha spiegato di essere sempre alla ricerca di nuove scene d’azione. Così, quando nel corso della popolare trasmissione “60 Minutes” di CBS Bay ha avuto modo di ammirare le piroette dei “Birdmen”, uomini che si lanciano dai grattacieli con addosso una tuta che permette di compiere lunghi voli calibrati dalle correnti d’aria (ovviamente sono dotati anche di un paracadute che si apre all’ultimo), il regista non ci ha pensato due volte: li ha contattati e voluti nel suo film. Il risultato è una lunghissima sequenza volante, fra i grattacieli di Chicago, di cinque uomini che si librano nell’aria fra robot alieni e altri oggetti volanti. «Abbiamo mostrato la sequenza a un gruppo di ragazzi per testare la loro reazione. Quasi tutti ci hanno detto che gli uomini che volano sono poco credibili. Erano stupefatti quando abbiamo spiegato loro che quella scena era il risultato di un volo vero».

La città

Chicago è la grande protagonista di questo terzo film della saga. «Abbiamo girato anche a Los Angeles, Washington DC, in Florida, Texas, in Africa, a Mosca e in Cina – spiega Michael Bay – ma non c’è dubbio che la città simbolo del film è Chicago. A Los Angeles, ormai, è diventato impossibile girare, puoi farlo in un quartiere, non in quello accanto, ci sono mille restrizioni e tasse da pagare. Il sindaco di Chicago invece ci ha dato in mano la città».

Il regista

Si presenta all’incontro con i giornalisti vestito con un paio di jeans, un berretto con il logo di The Transformers e una t-shirt a maniche lunghe, con un buco evidente sulla destra, vicino al collo. «Sono vestito da “montaggio”», spiega Michael Bay, «Ogni regista ha le sue manie, la mia è quella di mangiarmi la maglietta all’altezza del collo. Ecco perché è bucata».

La protagonista femminile

Dopo che Megan Fox ha paragonato Michael Bay a Hitler, ben poche erano le possibilità che la bella attrice potesse tornare a far parte del cast del terzo film della serie. E infatti il “love interest” di Sam questa volta è Carly, interpretata da Rosie Huntington-Whiteley, inglese di 24 anni, modella e volto del marchio Victoria’s Secret, nonché fidanzata di Jason Statham (Snatch – Lo strappo). Occhi azzurri, labbra sensuali e fisico spettacolare, Rosie è 10 centimetri più alta di Shia LaBoeuf. «Ho chiesto a Bay se non era il caso che mi togliessi i tacchi, ma è stato lo stesso Shia a non volere, ha detto che così lui avrebbe rappresentato una speranza per tutti gli uomini bassi».

Il protagonista maschile

Sam Witwicky, interpretato ancora una volta da Shia LaBeouf, rimane, fra gli umani, il protagonista vero. Un combattente nato che però ha un problema: non riesce a trovare lavoro. Il film, infatti, si apre con Sam che deve affrontare un colloquio di lavoro. Dall’altra parte della scrivania, a leggere il suo scarno curriculum c’è John Malcovich, uno dei grandi nomi del cast di questo film. Gli altri sono Josh Duhamel, John Turturro (ancora una volta nei panni dell’agente Simmons), Frances McDormand, Ken Jeong e il Dottor McDreamy di Grey’s Anatomy, ovvero Patrick Dempsey, in un ruolo particolarmente congegnale vista la sua passione per i motori. Quest’ultimo sarà, infatti, il capo di Carly, esperto d’auto di lusso.

Auto

La meccanica è una parte importantissima di questo film e quando si parla di auto di lusso (c’è nel film un pezzo di antiquariato del costo di 12 milioni di dollari) si parla di marchi italiani. Bugatti e Ferrari, ad esempio. «Abbiamo avuto sul set», racconta il regista, «una Ferrari 458 Italia che a un certo punto si è spenta e non siamo stati più in grado di farla ripartire. Abbiamo dovuto chiamare in Italia per sapere i segreti di questo gioiello misterioso».

Il 3D

Michael Bay non è mai stato un grande fan del 3D. Un paio di anni fa aveva definito la nuova tecnologia come «un trucchetto». Ma poi naturalmente è arrivato Avatar e anche lui ha cambiato, almeno parzialmente, idea. «Il 60% di questo film è girato in 3D, il resto era troppo complicato. Abbiamo trovato però una azienda che riesce a fare ottime conversioni. Il fatto è che con il 3D il colore non è mai così buono come nei film in due dimensioni. E’ una questione di rinunce, se vuoi la tridimensionalità devi rinunciare al colore ideale».

VOD

Michael Bay è fra i ventitrè registi che hanno firmato la lettera aperta contro il VOD, Video On Demand che, in cambio di una sottoscrizione piuttosto costosa, porterebbe nei salotti degli americani i film dopo appena sessanta giorni dall’uscita nelle sale. Bay ha le idee chiare sull’argomento: «Io faccio film perché questi vengano visti su un grande schermo».

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