Siamo davvero vicini all’ultimo grande salto di Spider-Man, che torna il 15 Dicembre con No Way Home, terzo capitolo stand alone dedicato all’arrampicamuri della Marvel. Un momento davvero intenso, soprattutto per l’importanza che avrà all’interno dell’Universo stesso, con l’apertura al multiverso. Negli ultimi mesi abbiamo infatti avuto modo di vedere numerose clip condivise dagli Studios, così come molto spesso lo stesso Tom Holland – interprete di Spider-Man – ha rilasciato diverse interviste sul suo rapporto con il personaggio e il futuro di quest’ultimo.
A ridosso del lancio del film, Disney ha organizzato un grande evento per proporre i primi 40 minuti di film e, successivamente, negli studi di Cinecittà per consentire anche alla stampa italiana di fare alcune domande all’attore. Quest’ultimo infatti si è collegato da Los Angeles in videoconferenza per rispondere alle numerose curiosità che i giornalisti, ma anche il pubblico, hanno in merito al nuovo lungometraggio.
A moderare l’evento è stato Alessandro Cattelan, che ha introdotto l’attore e ha fatto da ponte tra il pubblico presente alla conferenza e Holland. Il tutto si è svolto con un ologramma, che non solo ha regalato l’impressione che l’attore fosse davvero in sala, ma dimostra ancora una volta quanto i Marvel Studios siano ormai in grado di gestire un tipo di tecnologia assolutamente stupefacente; un saggio di bravura, insomma, che ha favorito un suggestivo scambio di opinioni all’interno della sala.
Tra l’emozione generale – dal momento che, di nuovo, si tratta di un tassello importante per il MCU – le domande non hanno fatto fatica ad arrivare. La curiosità più grande riguardava soprattutto il rapporto tra Holland e la sceneggiatura stessa del film. Come abbiamo visto infatti, il film inizia esattamente lì dove abbiamo lasciato Far From Home, con il mondo che ha scoperto l’identità di Spider-Man, che dunque ora è soggetto ad una particolare attenzione mediatica. Inutile dire che questo ha offerto lo slancio giusto per chiedere all’attore come abbia vissuto questo particolare dettaglio del film, proprio alla luce del fatto che come artista è sottoposto alla stessa esposizione. La domanda più interessante infatti riguarda senz’altro cosa l’Uomo Ragno abbia dato a Tom Holland, che all’attore è servito come spunto anche per percorrere la strada inversa:
«Ho iniziato ad essere Spider-Man a 18 anni e la lista è infinita. Mi ha cambiato la vita. Ho conosciuto amici e creato relazioni che dureranno per sempre. Sono grato per questo ultimi sei anni e per le lezioni che ho imparato. Come essere rispettoso, come gestire la mia vita e la fama ma anche la creatività. Quello che però è più interessante è che questo capitolo riguarda lo scendere a patti con la fama ed è qualcosa che io ho affrontato. Per cui, se nei primi due film io ho imparato da Peter Parker, questa volta è lui ad aver imparato da me. Attraversa cose che io ho già vissuto. È un bel parallelo, ho condiviso il mio vissuto con il personaggio […] Ovviamente anch’io mi sono sentito come lui quando ho iniziato. Da quando sono stato scelto per interpretare Spider-Man la mia vita è cambiata. Anche i posti in cui andavo ora non sono più un’opzione, per questioni di sicurezza. Ci sono molti pro e contro, ma sono davvero fortunato ad essere arrivato dove sono ora».
Anche grazie alla risposta data in questo frangente, si è passato poi ad un argomento molto delicato, quello dei social media. Nel film infatti, come si può immaginare, anche quello avrà un peso significativo e legato al colpo di scena sulla rivelazione della sua identità. Per questo Holland ha parlato anche in maniera approfondita dell’argomento:
«Credo che qualunque cosa, se eccessiva, non sia mai buona. Per quanto riguarda i social media credo che abbiamo la responsabilità di mostrare la nostra vera vita. A volte si rischia di dare un’immagine irraggiungibile ai più giovani. Credo che Instagram, ma non solo, sia abbastanza pericoloso per l’immagine di una vita non reale che si dà ai ragazzi; loro poi inseguono questo tipo di vita. Quando sei sui social tutto quello che pubblichi deve seguire un criterio le cose devono colpire chi legge. Può essere pericoloso ma anche un posto dove si può davvero essere di supporto. Possiamo raccogliere fondi per ogni tipo di causa e non potremmo farlo senza social».
Dallo stretto rapporto con lo script di No Way Home, il racconto si è allargato anche al rapporto con il personaggio, al peso che quest’ultima avventura ha avuto nel suo approccio con la recitazione e, dettaglio da non sottovalutare, anche il rapporto con gli altri attori. In tal senso Holland ha fornito un bellissimo racconto, parlando ancora una volta dell’emozione di poter far parte di un universo così ampio e del peso che il dramma ha avuto in questo nuovo capitolo, nel senso più stretto del termine. «Quando ritrovi un personaggio in un film così drammatico è davvero emozionante. Ci sono scene in questo lungometraggio di cui sono particolarmente orgoglioso. È stato un vero onore poter portare un po’ di dramma nel film, è perfettamente bilanciato tra comicità e sentimenti». Ovviamente una menzione particolare va anche a Benedict Cumberbatch e al suo Doctor Strange, che Holland ha inquadrato sotto una luce molto particolare: «Lui non è un mentore, anche se tutti pensano che sia un po’ un sostituto di Tony Stark. È più un collega, un amico, a cui Peter si rivolge per risolvere un problema».
Tom Holland ha infine anche parlato dell’incredibile sensazione provata a lavorare con leggende del cinema come Alfred Molina, soprattutto perché rappresentano i suoi villain preferiti del passato. L’ultima curiosità su cui si è soffermato riguarda il rapporto con i precedenti interpreti di Spider-Man, Andrew Garfield e Tobey Maguire: «Tutti i consigli sul personaggio sono arrivati guardando i film. Non abbiamo parlato quando tutto è iniziato per cui tutto quello che mi serviva l’ho preso dai lavori precedenti».
Una bellissima chiacchierata dunque, che ha toccato indirettamente anche le sue impressioni sul personaggio – che adora per la sua umiltà – e che per lui rappresentano ben più che un lavoro: «È anche una grande responsabilità. Ci sono tantissimi ragazzi là fuori che possono avere problemi e che guardano all’eroe per evadere. La bellezza del cinema è proprio nella possibilità di evadere dalla realtà ma è qualcosa che va affrontato con molta serietà. Più che battere dei record per me è una questione di far sentire le persone parte di qualcosa di più grande».
Sembra insomma che si sia creato un bellissimo rapporto tra Peter Parker e Tom Holland, qualcosa che va al di là del semplice lavoro. Ne avrà beneficiato sicuramente il terzo capitolo della saga – che vi ricordiamo arriverà in sala il 15 dicembre. Di seguito trovate la sinossi di No Way Home.
«Per la prima volta nella storia cinematografica di Spider-Man, il nostro amichevole eroe di quartiere è smascherato e non può più separare la sua vita privata dalle grandi responsabilità di essere un Supereroe. Quando chiede aiuto a Doctor Strange, la posta in gioco si fa sempre più rischiosa e lo porterà a scoprire cosa significa realmente essere Spider-Man».
Foto: MARVEL
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