L’infernale Quinlan

Nella versione concepita da Orson Welles è uno dei più grandi thriller di sempre

La leggenda narra che tutto sia iniziato nel 1957, negli uffici di Albert Zugsmith, anche conosciuto come “il Re dei B-Movie”. In quell’ambiente, che ci piace immaginare saturo del fumo di innumerevoli sigari, ci sono il produttore e Orson Welles.

I due hanno da poco finito di girare La tragedia del Rio Grande, un western minore dove Welles recita la parte dello spietato proprietario terriero, e stanno discutendo animatamente se è possibile fare un buon film partendo da una cattiva storia. Welles non ha dubbi a riguardo e Zugsmith lo sfida a tirare fuori qualcosa di dignitoso dalla peggiore sceneggiatura che ha sulla scrivania: si tratta di Badge of Evil, un adattamento cinematografico di un romanzaccio scritto da Whit Masterson (che non è nemmeno un vero scrittore, trattandosi dello pseudonimo usato da due autori in collaborazione).

Welles accetta la sfida e si porta a casa il copione. In breve tempo la nuova stesura è pronta e Zugsmith ne è abbastanza entusiasta. Offre la parte dell’antagonista a Welles (che accetta) e poi si mette alla ricerca di qualche buon nome disposto a lavorare con lui: trova Marlene Dietrich (a fine carriera) e Charlton Heston (a inizio carriera). Poteva andargli peggio. Heston è entusiasta dello script, meno dell’anonimo regista agganciato al progetto. Lui vorrebbe che fosse Welles stesso a dirigerlo. E Orson accetta di nuovo. Con due star e un buon script, questa potrebbe l’occasione per tornare nel giro che conta a Hollywood e si impegna al massimo. Per quattro settimane prima dell’inizio delle riprese si trova con gli attori il cast tecnico e, assieme a loro, continua a modificare e riscrivere il film, per rendere ogni momento e ogni battuta intensa e significativa. 

  

I giorni di riprese filano lisci e così quelli successivi, in sala montaggio. Per la prima volta nella sua carriera, Orson Welles termina un film nella data stabilita. I problemi sorgono quando le pizze della pellicola vengono consegnate alla Universal. Touch of Evil (questo il titolo originale) non piace alla dirigenza di allora: è troppo lungo e troppo moralmente ambiguo. Lo si taglia e si rigirano alcune scene.

Non le gira Welles. E nonostante tutto questo, la Universal continua a non essere soddisfatta. Preferisce che il film muoia piuttosto che farlo circolare troppo in giro, così lo accorpa come pellicola secondaria di un double bill (le doppie programmazioni molto comuni all’epoca, costituite da un prodotto di serie A e uno di serie B). L’infernale Quinlan è un fragoroso insuccesso (nonostante Welles dica a più riprese che il film non sia andato poi così male), ignorato dal pubblico e trattato con sufficienza dalla critica del tempo (che gli riconosce di essere ben girato ma dice pure che si tratta di un fi lm vuoto e debole nei contenuti).

In Europa le cose vanno leggermente meglio, non tanto per il numero di biglietti staccati, quanto perché un giovane critico scapigliato lo celebra come un capolavoro. Quel critico è François Truffaut. Tra nuove edizioni, miracolosi recuperi e rimontaggi, bisogna aspettare fino al 1998 per avere una versione abbastanza fedele del film inteso nella maniera in cui Welles lo aveva concepito, che oggi, fortunatamente, è quella più facile da rintracciare nel mercato dell’home video e delle piattaforme streaming. A rivederlo oggi, Touch of Evil rimane un film splendido, girato da un maestro assoluto, capace di scrivere una storia straordinaria e di portarla in scena con maestria, di dare un significato profondo a qualsiasi movimento di camera, a qualsiasi ardita inquadratura, senza mai perdere il filo della narrazione e senza mai scadere nel vuoto virtuosisimo. Uno dei più grandi thriller mai girati, graziato inoltre dalle interpretazioni maestose della Dietrich e Welles stesso. E da Charlton Heston che interpreta un messicano, ovviamente.

3 motivi per definirlo un classico:

  • Un film che nasce come un B-Movie di poco conto e, a poco a poco, arriva a sfidare il prestigio di Quarto potere, uno dei migliori film di tutti i tempi. Sarà che il regista è lo stesso…
  • Marlene Dietrich in una delle sue ultime interpretazioni sullo schermo.
  • Il piano sequenza iniziale ha fatto la storia del linguaggio cinematografico.

 

Credits: © Universal International Pictures

© RIPRODUZIONE RISERVATA