Vi abbiamo già parlato di Boyhood, l’impresa cinematografica di Richard Linklater. Il termine impresa qui non viene usato casualmente: la produzione del film è durata 12 anni, ovvero quelli necessari per seguire lo sviluppo del protagonista dall’infanzia all’età adulta. Il cast, che annovera tra le sue fila Ethan Hawke, Patricia Arquette, Lorelei Linklater (figlia del regista) e Ellar Coltrane, è rimasto sempre lo stesso. Durante la visione della pellicola, li seguiamo mentre disquisiscono di Harry Potter, mentre litigano, mentre i loro sogni si spezzano. In pratica, entriamo in contatto con la vita di una normale famiglia nell’arco di una lunga linea temporale.
La curiosità attorno al progetto è ovviamente tantissima: come è stato possibile portare a termine un film del genere? Con che criterio è stata scelta la colonna sonora e i riferimenti culturali da inserire nel racconto? Come si sono organizzati per rispettare gli impegni lavorativi di tutti? C’era molta improvvisazione o la storia della famiglia era già scritta?
Proprio Richard Linklater e Ethan Hawke, durante una conferenza stampa, hanno risposto a tutti questi quesiti, lasciandosi andare in ricordi e considerazioni.
«Gli anni più difficili sono stati il primo e il secondo, quelli che riguardavano l’organizzazione del progetto. Poi è andata meglio, anche se prima di ricominciare le riprese era sempre un periodo molto intenso. Durante le pause ci tenevamo in contatto: io andavo a trovare Ellar (ovvero Mason, il ragazzino di cui seguiamo il percorso evolutivo) e parlavamo di anno in anno di cosa fare in quello successivo. Con Ethan mi sentivo al telefono, non è facile rispettare gli impegni di tutti, compresi i miei. Questo film è stato un progetto di vita per tutti noi. Quando abbiamo iniziato Boyhood, la guerra in Iraq non era ancora cominciata. È stato divertente decidere che riferimenti culturali inserire nel film: non volevamo fossero la parte principale del progetto, volevamo solo incorporare alcune cose. Le scene riguardanti Harry Potter riguardano un fenomeno di cui io penso che vi ricorderete, quando vi guarderete indietro. Ci sono stati solo alcuni dialoghi improvvisati, tipo quello riguardante Star Wars, ma il resto era scritto. A volte ci riducevamo a scrivere all’ultimo momento, per essere sicuri di esprimere le parole giuste. La musica è molto potente e ti trasporta in un preciso momento della tua vita: ho aspettato la fine prima d’inserirla. Volevo qualcosa che riflettesse la cultura per come tu la percepisci da bambino, non è la tua musica.» Queste sono solo alcune delle parole del regista Linklater che, alla domanda se mai s’imbarcherebbe nel progetto di Manhood, ha risposto: «Tutto questo è ancora nuovo, non è ancora finita per noi. Non ho la sensazione che il film sia finito. È meno di un anno che abbiamo finito di girare, non ci ho ancora minimamente pensato. Quindi, è troppo presto per nuove idee, ma mai dire mai.»
Anche Ethan Hawke, che interpreta il padre di Mason nella pellicola, si è espresso in merito: «La nostra più grande fortuna, per molti versi, sono stati Lorelei (sua figlia nel film) e Ellar, che anche io andavo a visitare. Non avremmo mai potuto predire un contributo così grande da parte loro. È stato molto divertente raccontare la vera storia di una vera famiglia. Il problema di molti film è che creano delle false storia, ma la nostra vita non è mai così. E’ stato bello raccontare una storia senza bugie. Il tempo crea fiducia, noi l’abbiamo creata tra di noi e vogliamo fare lo stesso con il pubblico. Ci siamo seduti tutti vicini al Sundance ed è stato piuttosto intenso. Quando è partito il film avevo questa sensazione: “Però, sono ancora abbastanza appetibile.”»
Per leggere l’intervista integrale a Richard Linklater e Ethan Hawke, andate qui. Boyhood uscirà in Italia il prossimo 16 ottobre.
Fonte: collider
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