Probabilmente – guardandola sullo schermo – vi siete chiesti se Rebecca Hall è davvero così alta. La risposta è sì: 1.80 metri di pura eleganza, che si manifesta attraverso una bellezza acqua-e-sapone – trucco leggerissimo, quasi impercettibile – e un sorriso luminoso, sua “arma” di difesa dalle domande più insidiose. Come quando cerchiamo di estorcerle chi è meglio tra Robert Downey Jr. (con cui ha recitato in Iron Man 3) e Johnny Depp (che sarà suo partner in Transcendence, in uscita il prossimo 17 aprile): «Ma come faccio a rispondere?! Non posso! Penso che siano entrambi grandi attori e soprattutto persone straordinarie, che ti sorprendono per la loro umanità».
La incontriamo in occasione dell’uscita di Una promessa, il nuovo film di Patrice Leconte, presentato Fuori Concorso all’ultima Mostra di Venezia; pellicola in costume, tratta dal romanzo di Stefan Zweig (Il viaggio nel passato), in cui si racconta la proibita storia d’amore tra un giovane di umili origini (lo interpreta Richard Madden, il Robb Stark de Il Trono di Spade) e la moglie del suo ricco benefattore (Sir Alan Rickman).
Best Movie: Come sei stata coinvolta nel progetto?
Rebecca Hall: «Quando il mio agente mi disse che Patrice Leconte aveva pensato a me per il suo nuovo film, mi dissi: “Finalmente è arrivato il momento di girare una pellicola in francese”. Pensate allo shock quando ho scoperto che sarebbe stato in inglese! Ho letto la sceneggiatura sull’iPhone, perché in quel momento non avevo altro con me e il giorno dopo avrei incontrato Patrice per discuterne insieme. Sono stata sveglia tutta la notte: dovevo finirlo per poter fare una buona impressione! Quando ci siamo visti io non parlavo molto francese; lo stesso per lui con l’inglese. Per fortuna da allora siamo entrambi molto migliorati». (ride)
BM: Avevi mai letto altri romanzi di Stefan Zweig?
RH: «No. Però lo conoscevo, perché è un autore che viene spesso promosso dalla mia libreria di fiducia a Londra. Adesso ne ho comprati alcuni e devo dire che meritano».
BM: Quanto il tuo personaggio è diverso da quello letterario?
RH: «Be’, parecchio. Nel film Lotte è più enigmatica».
BM: Cosa ti ha insegnato Una promessa?
RH: «Non lo so esattamente. Tante cose. Certo, è una storia che oggi non potrebbe accadere, per ovvie ragioni. Ha a che fare soprattutto con il romanticismo; in questo sta la sua attualità, perché tutti abbiamo una precisa idea dell’amore. Ed è anche una storia che si discosta dal “sentimentalismo” tipico di Hollywood, dove alla fine i due innamorati finiscono nelle braccia l’uno dell’altra. Qui c’è più realismo e meno finzione».
BM: Però anche qui c’è un lieto fine… diversamente dal libro.
RH: «Sì, credo fosse importante chiudere con un messaggio di speranza, come nelle intenzioni di patrice. Però non è un finale sdolcinato».
BM: Credi veramente che l’amore possa sopravvivere alla distanza?
RH: «Non lo so. Però so che l’amore può aiutare a sopravvivere e la distanza può diventare afrodisiaca, in un certo senso. Per questo credo che la storia sia così credibile».
BM: Il tuo personaggio, Lotte, sembra una donna moderna, per certi aspetti. È stata una tua idea quella di descriverla così, o del regista?
RH: «È stato naturale, in realtà. Per me era importante farne una figura universale, un “pezzo da museo”».
BM: Hai notato qualche differenza tra lo stile di regia di Leconte e quello di altri registi con cui hai lavorato?
RH: «Sì, Patrice è una persona entusiasta, capace di trasmettere energia e gioia anche ai suoi attori. È stato divertente, perché durante le riprese alloggiavamo in un appartamento tutti insieme e ogni venerdì sera si organizzava una festa con del buon cibo e soprattutto buon vino! Divino!».
BM: Domanda di rito: com’è stato lavorare con Alan Rickman?
RH: «Stupendo, ovvio. Alan Rickman è Alan Rickman! Non si può paragonare a nessun altro!».
BM: E cosa ci dici di Richard Madden?
RH: «Credo che abbia un gran talento. Si dedica al lavoro con passione e intelligenza, e queste sono ottime premesse. Abbiamo legato molto perché – insieme ad Alan – eravamo gli unici a parlare inglese sul set».
BM: È la prima volta che interpreti una mamma?
RH: «No, è successo addirittura nel mio primo film! E anche in The Prestige lo sono stata».
BM: Eri comoda nei costumi di scena?
RH: «No, non parlerei di comodità; piuttosto il contrario! Però è sempre bello indossare gli abiti di un tempo».
BM: Ne hai tenuto qualcuno?
RH: «Qualcosa ho rubato, lo confesso, ma non un vestito: una collana».
BM: Lotte è un’ottima pianista. Anche tu adori la musica?
RH: «Sì, è una cosa che abbiamo in comune. Mi sarebbe piaciuto fare la musicista. Per ogni personaggio che interpreto preparo una playlist che possa ispirarmi e che ascolto soprattutto quando inizio a prepararmi e cerco di entrare in sintonia con il ruolo».
BM: Cosa possiamo trovare nel tuo iPod?
RH: «Ti sorprenderò (tira fuori l’iPod per controllare), c’è veramente di tutto: Abba, AC/DC, Adam Sandler, Aerosmith , Tina Turner, Iggy Pop, Jackie Wilson, Jackson Browne… basta?».
BM: Vedo che anche tu, tra iPhone e iPod, sei fan della Apple.
RH: «Puoi dirlo!».
BM: E certo non può mancare l’iPad.
RH: «Infatti ho anche quello. Tra le altre cose, lo uso per leggere i libri. Viaggiando molto sono costretta a fare così, anche se preferisco di gran lunga la carta».
BM: In questo momento cosa stai leggendo?
RH: «Unexploded di Alison MacLeod».
BM: Dal momento che sei così tecnologica, immagino che ti piaccia anche twittare?
RH: «In realtà no. O meglio, mi sono iscritta a Twitter sotto falso nome. Lo faccio soprattutto per mantenermi in contatto con gli amici, specie quelli che vivono lontano. Ho alcuni ex compagni di università che erano in Egitto la scorsa estate, quando ci sono stati gli scontri, e io li sentivo e seguivo tramite i social. Da questo punto di vista credo che Twitter sia fantastico, ma ci vado cauta, perché da un altro punto di vista mi spaventa tutta questa condivisione e velocità di comunicazione. Ci tengo alla mia privacy e cerco di salvaguardarla».
BM: Anche su Facebook hai un account segreto?
RH: «Forse…». (ride)
BM: Hai fatto film di ogni genere, dove ti senti più a tuo agio?
RH: «Diciamo che sono a mio agio a recitare, indipendentemente dai generi».
BM: Tra poco uscirà nei nostri cinema Transcendence. Altri progetti futuri?
RH: «È uscito(non ancora in Italia, ndr) Closed Circuit, un thriller con Eric Bana, e attualmente sto lavorando a Broadway alla pièce di Sophie Treadwell, Machinal».
(Foto: Getty Images)
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