Anne Elliot (Dakota Johnson) ò una giovane donna anticonformista per il suo tempo che dimostra di aver una sensibilità moderna. La ragazza vive insieme alla sua altezzosa famiglia, che ha problemi finanziari ed è sull’orlo del fallimento.
Otto anni prima Anne Elliot è stata persuasa dai suoi familiari a non convolare a nozze con l’affascinante Fredrick Wentworth (Cosmo Jarvis), a causa delle umili origini dell’uomo. Quando lo incontra nuovamente, Anne si ritrova combattuta: non sa se gettarsi quel che accaduto alle spalle, ascoltare il suo cuore e dargli una seconda possibilità o rifiutarlo ancora una volta…
Persuasione adatta per la terza volta l’ultimo romanzo di Jane Austen, di certo non tra le opere più note della scrittrice inglese, scegliendo un approccio di segno opposto rispetto al fertile neo-classicismo, illustrativo ma palpitante, di Joe Wright e del suo Orgoglio e pregiudizio, celebrato (a torto) sempre sottovoce: l’approdo su Netflix sembra imporre strizzate d’occhio à la page, ammiccamenti che suonano in partenza maliziosamente stantii e forzature attualizzanti in stile Bridgerton, della quale si replica anche la componente multi-etnica.
La regia di Carrie Cracknell, direttrice artistica teatrale attiva presso la Royal Court e il teatro Young Vic, si trincera grossolanamente dietro vani specchietti per le allodole, come l’abbattimento della quarta parete con la quale Anne si rivolge al pubblico: stratagemma episodico e ruffiano, ormai normalizzato negli ecosistemi seriali contemporanei, che incornicia l’intera operazione senza accrescere alcuna empatia. Anche se è la chimica tra Dakota Johnson e la rising star Cosmo Jarvis la vera, incolmabile voragine della love story romanzesca, calata nell’età della reggenza tra mille storpiature ma senza alcun afflato anti-filologico in grado di lasciare il segno, col solo obiettivo di fare i riccioli alla modernità femminista già pienamente inscritta nelle pagine dell’autrice.
Foto: Netflix
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