Nicola Nocella: social e cinema, un matrimonio che non s’ha da fare (o forse sì)

Gli influencer funzionano al cinema? I social spostano le persone dal piccolo al grande schermo? Ci riflette su Nicola Nocella

Io sono sociopatico. Mi sto sulle palle da solo, figuratevi la gente. Le persone, quelle mi piacciono, prese una per una. La gente, mai. Però, a me, piace pensare che il mondo sia fatto da miliardi di persone. Alla gente non ci penso mai, come massa informe. Come numeri. Come follower. Ho chiuso il mio profilo Instagram mentre stava crescendo, e ho chiuso la pagina Facebook, quando era molto seguita. Ho chiuso e poi riaperto Twitter, perché mi hanno detto che era morto, e ho sempre avuto una gran fascinazione per la necrofilia. Ma Twitter è fighetto, snob, intellettuale, vecchio. Perfetto per me, insomma. È Instagram il posto dove stare. E io non ci sto. Ho chiuso i miei profili per fare un dispetto alla donna che amavo, ma mipiace dire che c’era una strategia dietro: io non avrò mai i follower che ha un ragazzino su Instagram. Perché quella lingua non la parlo, perché non mi frega di dirvi di che colore ho i calzini e cosa sto mangiando. E perché, se sto mangiando, voglio stare per i fatti miei. Quando ho capito che il mio profilo instagram stava per diventare una costola di mediashopping, ho avuto i primi dubbi. Quando ho scoperto che alcuni produttori sceglievano i loro protagonisti in base al numero di follower, l’ho chiuso. Perché, per un paio d’anni, c’è stata la convinzione furiosa che i film dovessero farli gli YouTuber, e di conseguenza gli influencer.

È stato, letteralmente, un bagno di sangue. Non perché non si possano mischiare i media a prescindere, ma per due motivi precisi: spesso si tratta di personaggi che funzionano, e alla grandissima, in quel determinato formato, in quello schermo, per quel pubblico. E fuori da quel contesto, semplicemente, un pubblico non ce l’hanno. Il secondo, meno grave, certo, è che spesso e volentieri si trattava di pessimi attori. I mezzi sono diversi, l’ambizione no. E spesso l’ambizione non era nemmeno di chi, semplicemente, faceva il suo lavoro sui social e in Rete, e lo faceva benissimo. È successo che qualcuno ha pensato che quei numeri potessero essere replicati anche in sala, con gli incassi. Ma come era possibile? Se sono abituato a vederti a qualunque ora, quando voglio io, gratis, dal mio telefono, che fai quello che sono abituato a vederti fare, perché devo spendere del denaro per vederti fare un personaggio che non è il tuo?

I follower sono abituati a seguirti, in maniera fanatica, è nella etimologia della parola, in quello schermo minuscolo, ma gli interessa davvero cosa diventi in uno schermo che è grande per definizione? No, a meno che tu non sia Chiara Ferragni. Ecco, lei ha fatto il miracolo, ma non quello di trasformare l’acqua in vino: lei ha proprio resuscitato Lazzaro. Lei ha portato in sala le persone che, in sala, non ci vanno mai. Quelle che in un cinema non ci entravano da anni, che non ne avevano nemmeno intenzione. Come fa Zalone. E ha dato ossigeno alle sale, con un incasso insperato ma stratosferico, così che possano poi programmare un filmetto indipendente dei miei, per esempio. Tutta la fatica di staccarvi da Netflix e portarvi in sala l’ha fatta Chiara. E gli esercenti intelligenti ne hanno approfittato per ricordarvi che non è così orribile andare al cinema. Che c’era il nuovo Tarantino. Il film con il tizio che ha vinto Venezia. I dinosauri. È stata un’occasione. E invece no, la gente, è andata giù a insultarvi tutti, che andavate a vedere quella roba lì. Dimenticandosi che è grazie ai miracoli, che Gesù è ancora un brand che funziona, nonostante tutto. Ma, appunto, una tantum. Che è latino, e non vuol dire “una volta ogni tanto”, vuol proprio dire “una volta sola”.

Ecco, il rapporto tra i social e il cinema è un casino. È come tra me e la mia ex, non lo abbiamo capito noi, come potremmo spiegarvelo? Ci amiamo, sì, ma non possiamo stare insieme. Bisogna solo capire chi, tra Instagram e il Cinema in sala, è quello sposato.

Brano ascoltato in loop mentre scrivevo: “Drops of Jupiter” – Train

Foto: © 01 Distribution

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