Click. C’è un momento preciso in cui lo senti, distintamente, quel suono che cambierà per sempre la tua vita. Click. È il momento esatto in cui decidi di assecondare il disagio, la timidezza, l’ego sproporzionato e qualunque altro motivo che porti il tuo drago interiore, il tuo talento, ad appropriarsi della tua vita e farla sua per sempre. Click. È il suono che senti quando, inconsapevolmente, troppo spesso, decidi di accettare che stai per salire sulle montagne russe più spaventose che esistano, fatte di precarietà emotiva, sentimentale, finanziaria e di salute mentale. Click. È quando si spegne tutto, per accendere tutto il resto.
Quando senti quel click, non puoi fare altro che smettere di resistergli e buttarti nell’impresa eroica di sfamare il tuo talento, o lui si ciberà di te. Ecco perché un attore non può mai restare fermo. Perché altrimenti, letteralmente, muore. O almeno, così mi dicono, visto che io non vedo l’ora di non fare nulla per un po’. Il problema, però, semplicemente, sta nel fatto che mi staccherebbero ogni tipo d’utenza. Questo mestiere ha bisogno della fame. E non per retorica. Hai sempre bisogno di un motivo per continuare a farlo, perché non sai fare altro. Però, nel contempo, questo devi saperlo fare bene. Ma proprio bene. Altrimenti aspettati che la gente ti chieda “Sì, ma qual è il tuo lavoro vero?” quando gli dici che fai l’attore. Perché, diciamocelo, non è la popolarità a fare di te un attore. Scappate sempre da quelli che cercano la popolarità. Per loro basta saccheggiare male un capolavoro di Orwell. E poi c’è il lutto mediatico, all’edizione successiva. Quella roba che succede quando, al tuo posto, c’è qualcun altro. Perché essere popolari per tutta la vita è impossibile.
Ve l’ho detto, quando accetti di fare questo mestiere sali sulle montagne russe: sali lentamente, centimetro dopo centimetro, e poi scendi, fiondandoti in picchiata e restando senza fiato. Devi avere le spalle larghissime per sapere che dopo quello spavento salirai di nuovo, ma la paura ti prende sempre, se cerchi la popolarità. Perché il popolo, per indole, sceglie Barabba. Ma poi, dopo un po’, Barabba viene ucciso comunque. E allora, tu, manda a fanxxlo la popolarità e costruisciti una buona reputazione. Devi godere di buona fama. Fai solo cose belle, e se fai le schifezze falle come se stessi recitando Checov. Con la stessa dignità. L’Italia, il mondo, è pieno di attori famosi, di cui si parla un gran bene e che fanno benissimo il loro lavoro, che restano per tanto tanto tempo e si consolidano. Che hanno sentito il click e hanno studiato, e hanno passato anni ad affinare le loro capacità sui set e sui palcoscenici. Attori di qualità finissima che il pubblico riconosce come facce ma a cui non dà un nome, che hanno però dato lustro a loro stessi e al nostro Paese vincendo premi in giro per il mondo. Attori che spesso si ritrovano ad essere “il miglior amico” o “la fidanzata” del protagonista più popolare, ma che poi reggono il film, lo spettacolo – fosse pure il corto o la singola scena – sulle loro spalle con una classe e un talento difficilmente riproducibili. Attori famosi che non sono popolari. Attori colti, preparati, intelligenti, riconosciuti dal sistema come talentuosi e “forti”, a cui nessuno rinuncerebbe, ma che la grande occasione ancora non l’hanno avuta. Perché, magari, hanno un mutuo da pagare, una famiglia, dei figli. E possono rifiutare sempre meno, ma regalano ogni volta quella pennellata d’acquerello che rivaluta un film. Pensateci.
Guardate ogni film in maniera diversa, adesso. John Belushi, in Animal House, non è affatto il protagonista, anzi. Per lunghi e lunghi minuti, lui non c’è. Non si parla nemmeno del suo personaggio. Poi appare, e il film detona. La popolarità, John, l’aveva raggiunta con la televisione. Ma fu il cinema a renderlo immortale. Perché, per essere popolari, può anche bastare entrare a Cinecittà e fermarsi nella casa del Grande Fratello Vip. Due insulti, due scivoloni, due caxxate, e vedrai che per settimane non si parlerà che di te. Ma la popolarità è il diavolo. E il più grande inganno del diavolo è stato quello di far credere al mondo che lui non esiste, e come niente lui… Puff, sparisce!
Brano ascoltato in loop mentre scrivevo: I’m outta love – Anastacia
Foto: © Universal Pictures, Oregon Film Factory, Stage III Productions
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